Dalle prime indicazioni del voto amministrativo –pur da prendere tutte con le pinze, perché si parla di proiezioni su piccoli campioni-, almeno una tendenza politica si può ricavare: gli elettori hanno votato, certo, per candidati chiamati soltanto a governare le loro e molto diverse città. Non erano in ballo né palazzo Chigi né il prossimo referendum sulla Costituzione. Eppure, da Milano a Napoli, passando naturalmente e soprattutto per Roma, già suona un campanello d’allarme per il governo e per il suo maggiore partito, il Pd. Per ascoltarlo, bastano le percentuali e il possibile ordine d’arrivo dei candidati per i ballottaggi, in attesa delle conferme dei numeri, e salvo capovolgimenti che solo il conteggio definitivo potrebbe determinare. Intanto, però, sembra profilarsi Virginia Raggi, candidata dei 5 Stelle, in primissima fila per il secondo turno del Campidoglio. Seguita a distanza da un testa a testa fra Roberto Giachetti, Pd, e Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia.
Anche da Napoli non tira aria buona per la maggioranza, se si pensa che il sindaco uscente, Luigi de Magistris, si presenta come possibile rientrante. E che a inseguirlo, da lontano, non sarebbe -stando, ripetiamolo, alle prime proiezioni- neppure il candidato del Pd, ma quello del centro-destra, Gianni Lettieri. Milano, che era amministrata dal centro-sinistra, vedrebbe in vantaggio Giuseppe Sala. Ma la continuità politica non è ancora assicurata, perché Stefano Parisi, l’antagonista del centro-destra, si trova percentualmente nelle vicinanze. Così come la maggioranza non riesce a riconquistare subito, al primo colpo, né Bologna né Torino. I sindaci uscenti dovranno vedersela al ballottaggio, verso il quale partono da favoriti, ma non da vincenti a occhi chiusi, dovendosela battere o con il candidato dei 5 Stelle o con quello del centro-destra a trazione leghista.
Quasi ovunque le prime indicazioni del voto amministrativo danno un risultato aperto e comunque tutt’altro che scontato per il principale partito nel Paese, il Pd, lontano dalle riconferme immediate dove amministra o amministrava. E ai ballottaggi il partito di Matteo Renzi arriverebbe talvolta in prima posizione ma tallonato, talvolta con difficoltà e perfino col rischio d’esclusione.
E’ ovvio: bisogna attendere lo spoglio per capire le dimensioni vere e il senso della protesta. Testimoniata anche da un calo di elettori.
Pubblicato su L’Arena di Verona