Ma se il volontariato è cosa buona e giusta, perché tassarlo?
La risposta del governo a un interrogativo di puro buonsenso arriva con un’altra retromarcia per ora solo annunciata: sarà cancellato il raddoppio dell’Ires (dal 12 al 24 per cento) che la manovra ha previsto a danno delle associazioni senza fine di lucro che si dedicano agli altri. Con tale aumento che poneva fine alla tassazione finora agevolata per le realtà del terzo settore, l’esecutivo voleva punire chi fa il finto volontariato, cioè i troppi furbetti che frequentano questo nobile terreno. Peccato, però, che a subirne le conseguenze più gravi rischiano d’essere soprattutto quanti da sempre e seriamente aiutano i deboli, i disagiati, gli emarginati con compassione e senso di giustizia. Un’attività due volte encomiabile, quella del volontariato sia cattolico che laico. Perché da una parte contribuisce ad affrontare un drammatico problema sociale, evitando che esploda. Dall’altra si sostituisce all’azione pubblica e istituzionale che non arriva quasi mai o arriva con colpevole ritardo.
Anche la statistica conferma un atteggiamento di cui essere fieri: gli italiani sono tra i popoli del mondo che più si dedicano ai bisognosi in maniera spontanea e organizzata, da ragazzi o da anziani, a prescindere dalle condizioni economiche e familiari. Chi si dà agli altri, dunque, lo fa semplicemente perché ci crede, non per appuntarsi una medaglia al petto. E allora non si comprende come possa, un governo che pure giura di voler sradicare la povertà, indirettamente colpire proprio coloro che più si battono, e in prima linea, per dare una mano agli ultimi.
“Non possiamo intervenire nella legge di bilancio perché si andrebbe all’esercizio provvisorio, ma prendo l’impegno di modificarla nel primo provvedimento utile”, assicura e ci ripensa il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, riferendosi alla contestata norma sull’Ires. Contestata da tutte le più attive associazioni di volontariato. Lo stesso Di Maio racconta d’aver parlato con i Frati di Assisi, che avevano criticato la scelta, ora rimangiata, del governo. Anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, garantisce che si cambierà il testo.
Quest’assurda tassa sulla solidarietà avrebbe comportato, peraltro, un maggiore gettito di neanche 120 milioni di euro alle casse dello Stato.
Ma la voce dei francescani, e non solo loro, vale molto di più.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi