C’è una frase importante, attribuita a più persone fra cui l’americano Martin Luther King, secondo cui “la mia libertà finisce dove comincia la tua”. Pensiero bello, ma impossibile nel mondo interconnesso della Rete, rotondo come il globo eppure infinito, dove l’unica certezza è che il mio messaggio potrà arrivare ovunque. Ma chissà come, quando e per diventare che cosa. Per questo l’Europa e l’Italia tendono a far valere alcune regole elementari battezzate, all’inglese, “privacy”: come garantire che la nostra fragile riservatezza quando entriamo nel mondo virtuale di internet, sia tutelata almeno a fronte dei colossi dell’economia. Se Golia vuole avere i dati personali di Davide per imbastire offerte pubblicitarie, campagne finanziarie e altro, deve chiedere il permesso all’interessato. E il piccolo Davide ha il diritto di dire “no, grazie” al gigante pigliatutto che vuole, peraltro lecitamente, guadagnarci. Clienti sì, certo, ma sempre e solo consapevoli. Ecco perché i dati anagrafici, le preferenze, i gusti e i passatempi di ciascuno e di tutti sono a sovranità limitata. Chi vuole avere la tua storia per farsi gli affari suoi, deve bussare alla porta e domandarti: “Posso o non posso”? Questo è l’orientamento europeo.
Così sarebbe stato presto anche in America, patria del web, perché il presidente di ieri, Barack Obama, aveva voluto una norma per costringere i fornitori di connessione a banda larga a chiedere il consenso degli utenti per monitorare le navigazioni. Ma così non sarà, perché nella furia di cancellare persino il ricordo di chi l’ha preceduto, il presidente di oggi, Donald Trump, e i parlamentari repubblicani, ossia la maggioranza, hanno abolito la norma dei democratici che avrebbe salvaguardato la privatezza nella Rete. Dunque, le aziende potranno continuare a loro piacimento a prendere e vendere i dati dei clienti senza avvertire nessuno. La libertà della grande impresa “non finisce” dove comincia quella dell’utente: è una libertà illimitata.
E che a farsene paladino sia proprio Trump, che sogna d’ingrandire il muro col Messico, dà solo l’idea della confusione alla Casa Bianca: liberismo assoluto per i “provider” -i fornitori di servizi internet-, ma guardia inflessibile alla frontiera e controllo maniacale agli aeroporti. Come se la nostra intima dimensione, il “chi siamo”, non meritasse un briciolo della sicurezza invece reclamata a gran voce, spesso con ossessione strumentale, in ogni altro campo della vita e della politica.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi