La sua immagine, mentre timbrava il cartellino in mutande, aveva fatto il giro del web e da volano all’indignazione generale: ma come, possibile che a Sanremo un vigile responsabile dei controlli al mercato ortofrutticolo si presenti così per certificare l’inizio del lavoro?
Suo malgrado, Alberto Muraglia divenne quasi un emblema di quei “furbetti del cartellino” che nulla hanno da spartire con la maggioranza dei dipendenti pubblici e del loro impegno silenzioso e spesso sottovalutato.
Ebbene, cinque anni dopo, l’inchiesta che ha riguardato 42 persone, ne ha assolte 10. Lui compreso, “perché il fatto non sussiste”, secondo il Gip, Paolo Luppi. “Ho peccato di malcostume, ma non certo di truffa allo Stato”, ha commentato l’imputato che, finito agli arresti domiciliari e licenziato, era stato costretto a cambiare vita e mestiere, “anni di tortura mediatica per colpe che non ho mai avuto”.
Le motivazioni di un’assoluzione che suona con formula piena nel rito abbreviato si conosceranno entro tre mesi. Ma già adesso il suo avvocato spiega che quei fotogrammi catturati dalle telecamere della Guardia di finanza rappresentavano momenti eccezionali (la timbratrice si trova proprio davanti alla casa di Muraglia), per fare in fretta e poter svolgere subito un servizio incombente, come i documenti esibiti dimostrerebbero. E con gli straordinari gratis.
Dunque, nessun danno per il Comune e nessun assenteismo.
L’inchiesta va comunque avanti per gli altri indagati ed è importante che la magistratura e le forze dell’ordine, senza mai venir meno al dovere di ricercare e riconoscere la verità dei fatti, non abbassino la guardia sul fenomeno intollerabile, e troppe volte scoperto in varie parti d’Italia, di chi abusa della propria inamovibile e talvolta intoccabile posizione nella pubblica amministrazione.
“Furbetti” è un’espressione del tutto inadeguata per indicare chi non svolge secondo regola il compito per il quale è pagato dai contribuenti.
Certo, guai a generalizzare. Ogni caso denunciato dev’essere poi vagliato con serietà e serenità da parte della giustizia, come testimonia la vicenda di Sanremo con i suoi distinguo fra gli imputati.
Ma non si torni indietro dal cammino giuridico e legislativo faticosamente intrapreso negli ultimi anni: punire con severità i torti accertati nella Pubblica amministrazione.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi