Per trovare un precedente bisogna risalire alle Olimpiadi che si sono svolte a Mosca nel 1980, quando la Russia ancora si chiamava Unione Sovietica. Ma il boicottaggio allora sollecitato dagli americani e promosso da una settantina di Paesi, che non parteciparono a quei Giochi, era un modo per condannare l’invasione russa e rossa dell’Afghanistan. Trentacinque anni dopo la storia sportiva si ripete, ma a parti rovesciate: adesso si chiede che sia la Russia dell’atletica ad essere bandita dalle Olimpiadi di Rio del 2016. Almeno finché non avrà dato prove chiare e certe contro l’accusa di aver manipolato i risultati sportivi dei propri atleti in una quantità sconvolgente di casi e nell’arco temporale degli ultimi dieci anni, come denuncia l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) dopo il lavoro d’inchiesta di una sua commissione indipendente. Esplode, dunque, uno scandalo che rischia di rappresentare il più ampio fenomeno di doping e corruzione nello sport moderno. Imparagonabile perfino all’inchiesta internazionale che sta scuotendo il mondo del calcio di Joseph Blatter, il contestato e incontrastato presidente della Fifa. Ma lo scandalo russo ha un’aggravante ulteriore: qui vengono tirati in ballo i vertici sportivi della Russia, indicati come complici delle pratiche illegali, dei laboratori alterati, dei test aggiustati. Una sorta di doping di Stato che trasforma la denuncia da storia di malcostume e di malaffare in uno scontro di politica estera ed economica dalle conseguenze imprevedibili. E’ sufficiente ricordare che il prossimo Mondiale di calcio si svolgerà proprio a Mosca nel 2018. Tanto basta perché le autorità russe replichino con durezza, sostenendo che il rapporto della commissione e la sanzione richiesta abbiano “motivazioni politiche”, e dicendo che le accuse siano prive di fondamento. Un braccio di ferro già al massimo livello istituzionale, ben oltre l’ambito di singoli dirigenti o atleti incolpati di trattamenti inescusabili, che costituirebbero tutto il contrario della lealtà e della trasparenza che sempre s’invocano nello sport. E’ già dietro l’angolo il rischio di un’”Olimpiade della politica”, come testimoniano le autorità moscovite, che si difendono attaccando e gridando al complotto. Ma anche lo stesso rapporto d’accusa punta il dito contro chi “governa” l’atletica in Russia, dunque in alto. Separare la giustizia dalla politica e l’accertamento della verità dall’interesse di non isolare Mosca nello scacchiere mondiale delle tante crisi, sarà molto difficile per tutti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi