C’era una volta un carabiniere a Locorotondo in provincia di Bari. Giorni fa era intervenuto con animo pacifico per sedare una lite provocata da un quarantacinquenne alterato, che a torso nudo e a piedi scalzi infastidiva e minacciava le persone.
Come si vede nelle immagini postate più sulle reti sociali che non trasmesse in televisione, l’inutile tentativo del militare è finito nel modo peggiore: lui costretto ad arretrare, menato con pugni in faccia e preso a calci, e infine inseguito dall’energumeno che si scoprirà essere -riferiscono le cronache- un già noto violento.
“Inaccettabile il senso di impunità che consente a dei delinquenti di picchiare un carabiniere che sta facendo il proprio lavoro rappresentando lo Stato”, è stata l’indignata reazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Lo stesso senso di impunità che consente loro di filmare e pubblicare una simile sfacciataggine. Non è il singolo a essere stato maltrattato, non è un esponente delle forze di polizia, è lo Stato stesso ad essere offeso. Di fronte ad atti così, occorre rispondere con fermezza, occorre dare l’esempio in modo tale che non accada più, applicando la legge con durezza”.
Ma quanto sia dura la legge della quale Crosetto invoca l’applicazione, lo rivela la seconda parte della storia.
Il picchiatore è stato poi fermato (anche col contributo del carabiniere malmenato) e portato in caserma. Ma -attenzione- non è stato arrestato.
E’ stato “denunciato a piede libero”. Cioè è tornato a casa sua, dove potrà continuare a bere e, se gli gira, a minacciare e prendere a pugni chi tenta con buone maniere di tranquillizzarlo.
Ora, se invece che a un carabiniere in Italia la stessa cosa fosse capitata a un esponente delle forze di polizia di qualunque altro Paese in Europa o in America, che fine avrebbe fatto il picchiatore ripreso da un telefonino, mentre mena a più non posso un poliziotto? Piede libero in Francia, in Germania, in Gran Bretagna, negli Stati Uniti? Si può forse immaginare che un gendarme, un militare, un poliziotto di queste e altre nazioni venga aggredito pubblicamente da un noto violento, e che il noto violento non sia intanto e subito arrestato, e poi ne parliamo?
La verità è che il ministro Crosetto dovrebbe rivolgere ai legislatori i suoi strali, perché le leggi le fa il Parlamento. E se in Parlamento prevale, come purtroppo succede non da oggi né da ieri, ma da un tempo indefinito e indecoroso, la filosofia del piede libero per i violenti in flagranza di reato, è la Repubblica in quanto tale a restare in mutande, più che l’energumeno a torso nudo.
Se chi alza le mani contro un carabiniere nel sereno esercizio del suo dovere che più sereno non si può, non rischia nemmeno un minuto e mezzo di carcere, quale credibilità e quanta autorevolezza si riconoscono a quelli che sono chiamati in divisa a difendere la società dalla violenza? Quanto può scoraggiare i delinquenti, sapere che non gli succede proprio niente, neppure se pestano un carabiniere davanti a tutti? Devono ammazzarlo per meritare la galera?
Non è vergognoso soltanto quel che abbiamo visto.
E’ vergognosa anche la scelta legislativa di non distinguere “con fermezza” ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, in nome di un buonismo velleitario e di un garantismo sempre a senso unico, ossia a beneficio del responsabile del reato, mai della sua vittima. Persino i bambini nei loro giochi hanno ben chiara la differenza tra guardie e ladri.
Lasciare a piede libero un violento che ha appena pestato un carabiniere sotto lo sguardo esterrefatto del mondo, è quanto di più iniquo, diseducativo e vile un ordinamento democratico possa contemplare.
Pubblicato sul quotidiano Alto Adige