Colpa del freno che non ha funzionato? O è la rottura del cavo trainante ad aver causato l’ennesima, assurda tragedia, cioè la caduta della funivia a Stresa, sul Lago Maggiore? O magari le due cose insieme, prima che la cabina affollata solo in parte secondo le stringenti regole del Coronavirus, precipitasse per metri, abbattendosi su un pilone e poi rotolando sulla terra, lasciando rovine ovunque?
L’Italia torna a chiedersi come sia possibile che 14 persone più un bambino -l’unico sopravvissuto in gravi condizioni-, perdano la vita in Piemonte solo per essere saliti su un impianto di trasporto che era sicuro. E per trascorrere la prima domenica spensierata al tempo che non passa della pandemia. Morire per aver scelto di fare una gita in un luogo tranquillo, molto indicato per famiglie -ben cinque sono quelle ora distrutte- e dal panorama incantevole.
Nulla lasciava presagire il peggio. Eppure, è difficile parlare di disgrazia o di destino ineluttabile. Nell’attesa che la magistratura possa accertare quella verità che oggi appare incomprensibile prima ancora che indecifrabile, è difficile non rivedere il fantasma del ponte Morandi. Anche allora, l’indimenticabile 14 agosto 2018, avvenne l’inconcepibile e l’indicibile: il crollo di una struttura nata per unire e finita per aver sepolto 43 ignari innocenti che in quel momento, come per la funivia, “passavano di lì”.
Quante tristi analogie. Dal groviglio di responsabilità, dove non si capisce chi deve rispondere a chi, alle assicurazioni degli organi preposti sui controlli eseguiti. E poi le immancabili interpellanze in Parlamento, con le quali i legislatori di turno sono soliti lanciare allarmi su questo o quel rischio per impianti. Infine le manutenzioni fatte o mancate, la sequenza delle immagini che possono dire e contraddire, così come i periti e contro-periti chiamati a identificare l’impensabile: un ponte che crolla, una funivia che cade. L’impossibile, stando al percorso delle verifiche e delle revisioni, che nel nostro Paese sono -o dovrebbero essere- rigorose.
Tuttavia, l’impossibile è avvenuto sotto i nostri occhi, e non riusciamo a spiegarci il perché. E’ un dolore terribile, perché è senza senso.
Purtroppo faticheranno non poco anche i tribunali a stabilire cause e responsabilità in tempi brevi. E questo rende più amara la tragedia che non doveva avvenire, in una domenica di sole e di sangue.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi