Sono volati entrambi a Pechino per perorare la causa della pace ma, a giudicare dall’esito e salvo colpi di scena, il tentativo è andato a vuoto.
Ursula von der Leyen sperava che Xi Jinping scegliesse fra l’amicizia con Putin e la collaborazione con l’Unione europea. Tuttavia, restare immobile davanti al bivio, anziché decidere da che parte andare, è proprio quel che nel mondo dà forza e ruolo strategici all’enigmatica politica della Cina, nazione necessaria e perciò da tutti implorata a trovare una via d’uscita alla guerra contro l’Ucraina. L’ambiguità, dunque, continua.
Anche Emmanuel Macron è sbarcato alla tre giorni di Pechino per unire l’utile all’augurabile, incontrando il presidente cinese per caldeggiare la causa europea, ma soprattutto per fare gli interessi della Francia: è accompagnato da una sessantina di imprenditori del suo Paese.
Eppure, l’unica rassicurazione strappata a Xi Jinping, che s’era detto pronto a chiamare Zelensky “quando sarà opportuno”, è stata subito bocciata da Mosca: “Per ora non ci sono prospettive per una soluzione pacifica”. Nessuna intercessione possibile.
E così la pomposa accoglienza con tanto di tappeto, naturalmente rosso, riservata a Macron in piazza Tienanmen, s’è trasformata in una suggestiva passerella per Parigi, non nel simbolico ponte di mediazione fra Russia e Ucraina che l’Europa da tempo sollecita in concreto alla Cina.
Come sempre, l’Europa deve fare da sé. Lo testimonia il fresco ingresso della Finlandia fra i Paesi della Nato, che fa 31 in attesa dell’arrivo della Svezia. Putin ha così ottenuto l’effetto opposto di quanto voleva, quando spiegava che, fra le ragioni per invadere l’Ucraina, c’era anche l’esigenza russa di non avere ombre atlantiche alle porte di casa: ora ce le avrà lungo i 1.340 km della frontiera con la Finlandia, che ha scelto di far parte della Nato, alleanza difensiva, proprio dopo l’attacco subìto dall’Ucraina.
Aspettando la Cina che non arriva, o che fa il gioco di Putin come gli Stati Uniti paventano, l’Unione europea non può che rafforzare la sua strategia: pieno sostegno a Kiev in ogni campo per consentire agli ucraini, ritrovata la propria indipendenza, di poter negoziare una pace giusta con Putin.
Ma intanto siamo alla vigilia della seconda Pasqua di sangue per la “martoriata Ucraina”, come sempre la chiama Papa Francesco.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi