Singolare coincidenza: riprendono le partenze dei migranti dall’Africa e il partito di Matteo Salvini, che proprio della lotta agli sbarchi ha fatto la sua battaglia principale e riscosso consensi crescenti in tutti questi mesi, per la prima volta cala nei sondaggi.
E’ di nuovo tragedia nel Mediterraneo (settanta morti in un naufragio al largo della Tunisia), mentre cento migranti sono riusciti ad evitare il peggio, approdando sulle coste di Lampedusa. L’ennesima conferma che il fenomeno dell’immigrazione non può essere fermato da un solo Paese con la chiusura dei porti, ma dev’essere gestito con lungimiranza d’intesa con l’insieme delle nazioni europee. E il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, già annuncia d’aver trovato “disponibilità di altri Paesi” a prendere le persone soccorse dall’Italia. Senza che tale doveroso atto di aiuto impedisca, poi, alle nostre autorità di indagare sulle navi e sugli equipaggi che trasportano la povera gente: umanità e legalità sono un binomio inscindibile.
Chissà se la questione-migranti non sia, oggi, una delle cause della flessione leghista registrata dai rilevamenti, come lo fu della sua costante ascesa fino a ieri. Quasi che, almeno una parte dei cittadini favorevoli a Salvini, abbia preso atto dell’impossibilità di risolvere un simile esodo solo con parole dure, provvedimenti emotivi e porti chiusi destinati, nel giro di un minuto, a spalancarsi per salvare vite.
Certo è che non ha giovato a Salvini l’interminabile e incomprensibile scontro con Luigi Di Maio sulla sorte politica del sottosegretario leghista, Armando Siri, indagato per corruzione. Nessuno, neppure i pentastellati, davano un giudizio sulla persona e sulla vicenda, che spetta solo ai magistrati. Ma è sorprendente quanto Salvini abbia sottovalutato l’impatto di una svolta (rispetto ai comportamenti della vecchia politica) che poteva lui stesso dare, anziché subire dal vincitore Di Maio. Bastava far dimettere subito l’indagato non per furore giustizialista, ma per evitare inutili ombre e polemiche.
Quando tutto diventa rissa, anche chi sembra ben disposto verso la novità-Salvini (rappresenterebbe il primo partito, secondo gli ultimi sondaggi precedenti le Europee), può vacillare. Specie se nel campo dell’economia, che è il più “popolare” e prioritario di tutti, Salvini non s’è ancora reso riconoscibile né protagonista almeno quanto in quello, a lui più caro, della sicurezza.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi