Succede in politica come nella vita: quando la rottura fra due persone è brusca o inaspettata, i separati passano subito dal rimprovero ai dispetti. Saltato, perciò, il patto del Nazareno fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, le parti non fanno in tempo ad incolparsi dell’idillio istituzionale finito che già arrivano le prime reazioni. E siccome il più forte, politicamente parlando, è il presidente del Consiglio, specialmente dopo l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale che il suo interlocutore, al contrario, osteggiava, in poche ore suonano un paio di sberle su temi molto “sensibili”: la giustizia e le telecomunicazioni. Nel primo caso s’estende la punibilità per falso in bilancio (sarà perseguibile d’ufficio) in un disegno di legge contro la corruzione che era rimasto sospeso per un anno. La maggioranza ora trova, invece, l’accordo anche nel considerarlo prioritario. E verrebbe da dire: meglio tardi che mai, visto che l’inchiesta su mafia-capitale esigeva una risposta durissima e non solo rapida.
Poi il governo ha riscritto un emendamento nel cosiddetto testo-Milleproproghe sulle frequenze tv in digitale. Con la conseguenza -paventa Forza Italia- di chiedere cinquanta milioni di euro a Rai e Mediaset per distribuirli ad altri operatori. Sorpresina e polemicona sono state rinviate alla prossima settimana. Ma intanto nelle competenti commissioni della Camera la novità è quella. Manca solo il terzo e ultimo indizio -amava dire Montanelli-, perché il sospetto si trasformi in prova. La prova che il divorzio consumato ha il suo prezzo politico. Anche se il centro-destra all’opposizione troverà presto una posizione sul contenuto dei provvedimenti, visto che il centro-destra al governo ha già trovato la sua di pieno appoggio alle iniziative.
Botta dell’uno, risposta dell’altro. Il partito di Berlusconi bolla come “indecente forzatura del governo e del Pd” la riforma costituzionale incardinata nei lavori della Camera. E allora le coincidenze temporali e i temi prescelti indicano due cose: che Renzi manda un segnale sia agli avversari, sia agli alleati. E ogni riferimento ad Angelino Alfano è scontato. E che Forza Italia prepara le barricate sulle riforme. Questo non significa che dal patto i contraenti passeranno ai materassi. Né che il premier intenda fare a meno dell’opposizione berlusconiana sulle regole, troppo importanti e ancora in bilico per escludere questo o quello. Ma le piccole grandi manovre sono cominciate. Come gli iceberg quando si staccano nel mare, la politica va alla ricerca di nuove sponde per coprirsi dal gelo.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi