L’avevano dato per politicamente finito, invecchiato e malato (s’è preso anche il Covid, “la prova più difficile della mia vita”), alle prese con interminabili processi e polemiche giudiziarie. Invece il Cavalier Silvio Berlusconi, l’imprenditore e imperatore televisivo che “scese in campo” nel 1994 alla guida del centro-destra, e che per quasi dieci anni è stato il presidente del Consiglio di quattro governi in tempi diversi, è riapparso all’improvviso ringiovanito e ringalluzzito.
Ha riunito, da unico vincitore (in Calabria e Trieste) tra i vinti, gli alleati Salvini e Meloni, quasi a volerli scuotere dopo la comune sconfitta alle amministrative e spingendoli all’unità per il prossimo voto parlamentare per il Quirinale. Concedendo in cambio, come un padre generoso ai figli abbattuti per i ceffoni presi dai votanti, un sì al sistema elettorale maggioritario, se e quando se ne discuterà.
Poi il Cavaliere è volato a Bruxelles per partecipare al vertice del Partito popolare europeo e salutare Angela Merkel pronta, lei sì, al ritiro. Dulcis in fundo: arriva la notizia che Berlusconi è stato assolto dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter perché “il fatto non sussiste”. Per lui (“sono sollevato e soddisfatto”) equivale alla ciliegina sulla torta che alimenta i suoi sogni di gloria al Quirinale. “Draghi sarebbe un ottimo presidente della Repubblica”, sottolinea, “ma mi domando se il suo ruolo attuale continuando nel tempo non porterebbe più vantaggi al nostro Paese”.
Dunque, se SuperMario resta a Palazzo Chigi, ecco che Berlusconi può sperare di succedere a Mattarella. Sperare o illudersi, a seconda dei punti di vista. Ma anche se in Forza Italia, il suo partito, non mancano forti malumori e plateali divisioni, certo è che il ritorno di Berlusconi, Cavalier pimpante già prima, ma ancor più dopo l’assoluzione, può incidere sullo scenario politico degli importanti mesi a venire.
Intanto perché, a differenza dei suoi alleati, Silvio non vacilla nel sostenere il governo-Draghi sul rigore per la vaccinazione di massa. Né ammicca ai No e Ni Vax. E poi quella sinistra che un tempo lo ha combattuto e soprattutto detestato, oggi ne riconosce la moderazione e l’europeismo, come ha detto senza ipocrisie lo storico antagonista dell’Ulivo, tra l’altro l’unico ad averlo battuto nelle elezioni per ben due volte, cioè Romano Prodi. Che pure considera “ipotesi non plausibile” il Berlusconi che sogna il Quirinale.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi