Quante analogie, quasi cinquant’anni dopo. Anche nell’autunno/inverno del 1973 una drammatica crisi energetica, causata dal balzo dei prezzi petroliferi, costrinse l’Europa a forti misure di contenimento. All’insegna dell’austerità l’industria italiana dovette inventarsi come risparmiare i consumi e i cittadini abituarsi all’abbassamento della temperatura negli impianti di riscaldamento, alla chiusura di uffici e negozi in anticipo, alla famosa circolazione delle auto a targhe alterne e mai di domenica.
Siccome la politica impara sempre poco dalla storia, ecco che mezzo secolo dopo, e di nuovo per l’aumento incontenibile dell’energia (stavolta il gas, che ha toccato il primato di 339 euro per megawattora), i partiti sono costretti a virare la campagna elettorale contro il caro bollette. E a immaginare scelte simili: meno gradi nelle scuole, minor periodo di riscaldamento per tutti, eppure spese di condominio più elevate.
Ci aspetta un autunno insidioso con previsioni che concordano su un punto: saranno famiglie e imprese a pagare il prezzo più alto. Letteralmente, 711 euro è la stangata calcolata dal Codacons per nucleo familiare, 8 miliardi di aumento nel terziario secondo Confesercenti.
Ma il rischio di danneggiare la piccola e media impresa, cioè la spina dorsale dell’Italia, già si avverte negli appelli preoccupati di chi intraprende e nelle bollette che si mostrano per testimoniare il costo dell’energia cresciuto di dodici volte in un anno.
Le avvisaglie su quel che sarà, inducono i candidati a Palazzo Chigi a promettere interventi. Ma intanto a chiedere tutti al governo rimasto in carica per l’ordinaria amministrazione di agire. E sorge un interrogativo ormai senza risposta: data l’emergenza sotto gli occhi del mondo, e prevista e vissuta da mesi in Italia, era il caso di sgambettare Mario Draghi a pochi mesi di una legislatura già alla fine, togliendogli così anche la possibilità di muoversi con piena efficacia sia a Roma che a Bruxelles?
Che il caro gas sia urgente, lo conferma il vertice straordinario dei ministri dell’energia convocato dall’Ue entro metà settembre.
E’ vero che il nostro Paese sta diversificando gli approvvigionamenti e che gli impianti di stoccaggio sono pieni all’80 per cento. Ma la situazione eccezionale impone un intervento a sostegno di famiglie e imprese e, soprattutto, una strategia energetica di lunga e consolidata durata.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi