L’esempio più evidente di quanto sia assurda l’attuale elargizione del reddito di cittadinanza? Eccolo servito sul piatto della truffa.
E’ bastata un’operazione dei carabinieri in 5 Regioni per scoprire 20 milioni di euro percepiti indebitamente da insospettabili e da criminali. Si va da un ricco settantenne con una Ferrari, al possessore di barca, al proprietario di un autonoleggio con 27 macchine, a chi s’è inventato d’essere il padre di sei figli mai censiti all’anagrafe. E poi camorristi e rapinatori tra i beneficiari della lunga lista dell’abuso.
Più di cinquemila le irregolarità riscontrate. Ma le verifiche, si sa, sono inversamente proporzionali al vasto pubblico dei percettori, cioè un faro sull’oceano.
E’ vero che ora il governo-Draghi ha cambiato le modalità, tagliando un po’ il sussidio di Stato e sospendendolo a chi rifiuta due offerte di lavoro. Ma a dover essere riconsiderato è il principio stesso di un assistenzialismo che può facilmente e impunemente violare le regole, sanzionabile solo in minima parte anche a causa delle difficoltà nell’individuare gli illeciti.
Eppure, ci sarebbero tanti modi per assicurare con equità e serietà un sostegno dignitoso alle persone più bisognose. Lo Stato non può mai abbandonare i suoi cittadini più poveri, sofferenti e senza lavoro. Ma l’aiuto dev’essere sempre uno stimolo per riprendersi e per intraprendere, non una specie di contributo generico e a fondo perduto pagato da tutti gli italiani, e che può intascare con semplicità anche il truffatore di passaggio.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi