Non importa se nelle vesti del padre, del fratello maggiore o del nonno. Fatto è che Sergio Mattarella, il dodicesimo e più longevo presidente della Repubblica che ha appena raggiunto il primato dei dieci anni di fila al Quirinale, è ormai considerato “uno di famiglia”.
La famiglia d’Italia ha trovato in quest’uomo discreto e mite, che non ride, ma sorride, che non alza la voce mai, eppure si fa sentire sempre, il più solido punto di riferimento delle istituzioni. Con la Costituzione in mano e con atti e parole che ne ricalcano la lettera e lo spirito (“patriottismo repubblicano”, è stato definito il suo secondo settennato), le incarna a tal punto, da aver fatto dimenticare agli italiani d’essere stato pure lui un politico tra i politici. Invece l’un tempo democristiano di sinistra Mattarella, in virtù del ruolo ricoperto ininterrottamente dal 31 gennaio 2015 e di un’indipendenza intellettuale e morale che ha testimoniato sul campo, s’è guadagnato il plauso, oltre che l’ampio voto parlamentare al momento dell’elezione presidenziale, dell’intero arco partitico.
Di più. A seconda delle circostanze e, soprattutto, dell’esito delle elezioni nazionali, il presidente li ha fatti governare tutti senza distinzioni. Dal Pd ai Cinque Stelle, dalla Lega a Fratelli d’Italia, da Forza Italia ai governi “tecnici” di pronto soccorso. Il suo capolavoro si chiama Mario Draghi a Palazzo Chigi, incaricato di guidare un esecutivo di “unità nazionale” nel 2021. “Unità” è infatti una delle parole che ha pronunciato di più. Unità quale richiamo a ricercarla oltre ogni divisione.
Ma l’auspicio di Mattarella non è da “volemose bene”. L’unità richiesta impone coerenza di comportamenti, principi ispiratori, valori non negoziabili. Forse nessun altro presidente in Europa è stato tanto chiaro e martellante come lui nel sostenere l’Ucraina aggredita e nel condannare l’aggressore Putin. S’è schierato, il presidente. Forse nessun altro è stato così insistente nell’invocare la Patria europea. S’è esposto, il presidente. Forse nessuno come lui ha difeso il buon nome dell’Italia, da ultimo sostenendo la candidatura di Raffaele Fitto alla vicepresidenza della Commissione Ue. E replicando con fermezza a quei leader stranieri o tecnocrati che ogni tanto criticano il nostro Paese per invidia, demagogia o ignoranza. E’ un patriota gentile, ma non distratto, il presidente.
Il “mite” Mattarella ha dimostrato che moderazione non significa silenzio, quand’è ora di parlare. “Persuadere” è il verbo che più gli somiglia.
Ma quel che più conta, è la sintonia creata con gli italiani.
Se ovunque Mattarella vada, riceve gli applausi della gente, dalla visita alle Fosse Ardeatine -primo e simbolico atto della sua presidenza- all’inaugurazione della Scala, all’ospedale Spallanzani per farsi vaccinare come una persona qualsiasi all’epoca del Covid (altro atto simbolico al tempo della pandemia e delle polemiche no-Vax), vuol dire che il presidente della Repubblica non è solo stimato: è benvoluto.
Come si vuol bene a un familiare che ci sembra di conoscere da sempre.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova