La Repubblica fondata sul lavoro oggi festeggia il 1° Maggio più difficile della sua storia. Assediato prima dalla pandemia e poi dalla guerra, il lavoro in Italia ha bisogno di una scossa politica e di tanta lungimiranza istituzionale che lo sottraggano alla maggiore insidia del tempo: quella di passare da un’emergenza all’altra senza poter programmare, stabilizzare, avviare le tanto invocate, ma ancora disattese riforme strutturali. Le sole che consentano a chi produce in condizioni così incerte e antieconomiche di farlo con la ragionevole speranza che sta investendo sul domani, suo e della collettività, ben oltre i problemi per il caro-bollette che intanto incombe nel presente.
Il governo prova a correre ai ripari con un altro e imminente decreto di 6 miliardi che riguarderà i prezzi dell’energia e dei carburanti -fonte d’ogni guaio- e che, ha ricordato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, porterà a 21 miliardi in 4 mesi l’intervento dell’esecutivo.
L’obiettivo dichiarato è di evitare nuove recessioni, dando liquidità alle aziende e sostegno a quanti, imprese e famiglie, stanno già pagando il prezzo salato della guerra.
Ma il punto non è soltanto quante risorse destinare, ma anche come e dove. Si riapre l’annoso dibattito su un deciso taglio al cuneo fiscale, richiesto da anni e da più parti politiche. Ora lo rilancia Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia. Sarà una delle questioni che la maggioranza di unità nazionale dovrà sciogliere presto.
Chi sollecita l’abbattimento del cuneo, anche nel mondo produttivo, sottolinea il doppio beneficio che potrebbe introdurre: buste paga più pesanti e creazione di nuovi posti in tanti settori.
L’occupazione, altra questione. Ben 4 delle 5 regioni dell’Ue con meno occupati si trovano nel nostro Mezzogiorno, denunciano i sindacati. Che ricordano la precarietà di giovani e adulti e la piaga, drammatica, dei morti sul lavoro. “Serve un intervento-choc per aiutare le famiglie”, chiede a sua volta Enrico Letta, leader del Pd, al governo.
Dunque, è un 1° Maggio diverso da tutti gli altri. Nessuno poteva prevedere la frenata dell’economia e l’aumento dei prezzi quali effetti perversi di una guerra sciagurata. E dopo che il Pil italiano aveva registrato un forte rimbalzo nel 2021 in seguito all’altra guerra scatenata dal Covid. Ma in fondo quel rimbalzo è già la risposta che oggi tutti cercano per le difficoltà sul lavoro: risalire si può.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi