Come si dice “cricket” in italiano?
Loggia dei Mercanti, Ancona, 24 aprile 2015
Come si dice “cricket” in italiano? La risposta è arrivata al quarto incontro di “Quelle storie dell’altro mondo…e del nostro”, promosso il 24 aprile nella splendida cornice della Loggia dei Mercanti ad Ancona. Ospiti della serata per raccontare quanto il cricket italiano stia contribuendo a creare la generazione dei “nuovi italiani”, ossia di ragazzi che tali sono e si sentono pur venendo da luoghi lontani e senza ancora avere la cittadinanza italiana, sono stati Simone Gambino, presidente della Federazione italiana di cricket, e Roshendra Abeywickrama, ingegnere meccanico di ventidue anni nato nello Sri Lanka e campione della Nazionale italiana di questo sport, che è il secondo più praticato nel pianeta dopo il calcio.
Gli Azzurri del cricket vengono da tanti Paesi, dall’India al Pakistan, dal Bangladesh all’Australia, all’Inghilterra. Spesso senza avere alcuna origine né parentela italiane. E con storie talvolta drammatiche alle spalle, come quella di Roshendra, scampato allo tsunami che nel dicembre 2004 travolse quell’area dell’Oceano Indiano, causando più di duecentoventimila morti accertati. Eppure, questi giovani che sono figli di immigrati al lavoro in Italia da anni (lavori quasi sempre faticosi ma importanti, come il domestico di casa e la bambinaia, per citare i genitori di Roshendra), riescono a trovare una sintesi d’identità fra la terra d’origine e la patria adottiva. “Spero un giorno di finire alla Ferrari”, ha detto candido, nell’intervista a Federico Guiglia, il giovane ingegnere, che si è laureato in Gran Bretagna e che lavora in un campo specialistico all’ospedale San Raffaele di Milano.
Il racconto di Roshendra e le riflessioni di Gambino sull’Italia che cambia. Il tutto patrocinato dal Coni e dal Comune di Ancona, introdotto da Adolfo de Rienzi e Pietro Ciarletta a nome dell’Accademia del Notariato, all’insegna dell’inter-cultura.