Il bello di Scampia
Residenze Universitarie Internazionali, Roma, 26 marzo 2015
Il bello di Scampia: e chi poteva raccontarlo, se non l’uomo che per sedici anni ne è stato il parroco, educando una generazione di giovani alla pacifica rivolta contro il degrado urbano e contro la dilagante illegalità a danno dei cittadini? Protagonista del terzo incontro di “Quelle storie dell’altro mondo…e del nostro”, che si è svolto il 26 marzo a Roma presso le Rui (Residenze Universitarie Internazionali), è stato don Aniello Manganiello, nato a Camposano, provincia di Napoli, sessantun anni fa. Come ha raccontato a Federico Guiglia davanti a una platea particolarmente attenta, dopo la straordinaria esperienza compiuta a Scampia, dove il sacerdote si rifiutava di dare la comunione ai camorristi e si batteva per recuperare i loro figli alla legalità, don Aniello ha creato l’associazione “Ultimi”. E all’incontro ha portato con sé tre ragazzi che s’impegnano nel sociale a favore dei bisognosi, dei senza voce, dei dimenticati, e che hanno testimoniato del loro importante e innovativo percorso in sala.
Un vero “prete di frontiera”, dunque, tipica e concreta espressione di quelle storie fra l’Italia e il mondo che l’Accademia ha deciso di far conoscere all’insegna dell’inter-cultura. Che è il ponte più profondo e lungimirante per mettere in comunicazione fra loro non soltanto cittadini italiani e stranieri, ma anche persone e mondi distanti che abbiano tutte, però, un obiettivo in comune: far prevalere sempre l’importanza dell’incontro e il rispetto della legge. Far diventare più grande e più solida la comunità nazionale davanti alla sfida della globalizzazione, dell’immigrazione, di una vita che per tanti non sia sinonimo di paure o pregiudizi, ma di passioni e di valori. Anche quando si porta la croce al collo e la fede nel cuore, come nel caso di don Aniello Manganiello e della sua coinvolgente e travolgente narrazione.