Che sarebbe stata una giornata memorabile, lui l’aveva capito subito. Lui è Alberto Ayala, quarantanove anni metà dei quali passati da sagrestano nella Chiesa di San Roberto Bellarmino, quartiere Parioli di Roma. “Rimasi colpito dalla personalità di quest’uomo semplice, Mario Bergoglio, che veniva per la cosiddetta presa di possesso”, racconta il sagrestano. “Mi sorprese il tratto diretto che il nuovo cardinale mostrava. Nonostante l’importanza dell’evento che aveva richiamato moltissimi fedeli, l’allora cardinale entrò in chiesa accompagnato soltanto da un collaboratore. Concelebrò messa e poi volle salutare ciascuno di noi in sagrestia, come se ci conoscessimo da tempo. Prima di andare via, si trattenne anche con diversi credenti che avevano seguito la messa”. “Con l’argentino Bergoglio parlai in spagnolo”, continua Ayala, che è ecuadoriano, anche se ormai cittadino italiano e padre di due figli nati qui. “Scoprivo una persona gioviale e sorridente, quale tutti, oggi, abbiamo imparato a conoscere. Negli anni successivi da cardinale non è venuto spesso, altrimenti me lo ricorderei. Ma quella domenica mattina di tredici anni fa, che nella mia memoria associo alla primavera, sia per come Bergoglio era vestito -non pesante-, sia per quella luce inaspettata che sembrava emanare, il Papa dejó una huella, ha lasciato un’impronta”.
La testimonianza del sagrestano è preziosa perché è l’unica fra quelle di chi all’epoca era presente per ricevere il cardinale che sarebbe diventato Papa. “La parrocchia del Papa” oppure “la chiesa romana del Papa”, sono infatti i soprannomi con cui la gente del quartiere identifica questa chiesa costruita nel 1930 e affidata per settant’anni ai gesuiti, ai quali nell’ultimo decennio è subentrato il clero diocesano. Il parroco del tempo e dell’incontro con Bergoglio si chiamava Stefano Salviucci, l’ultimo gesuita che adesso si trova nella Chiesa del Cristo Re a Pescara. Invece a guidare oggi la parrocchia di San Bellarmino è il cinquantenne Gianrico Ruzza, che Bergoglio ha visto già nei panni da pontefice. “Credo che siamo stati la prima parrocchia ad assistere alla messa di Santa Marta di papa Francesco il 24 gennaio di quest’anno”, sottolinea. “Eravamo in venticinque e lui ha voluto parlare con ciascuno di noi. Nel frattempo il titolo cardinalizio è passato a Mauro Aurelio Poli, pure lui argentino e successore anche come arcivescovo di Buenos Aires”. Dunque, l’attuale Ruzza non era ancora il parroco di San Bellarmino quando Bergoglio prese il titolo cardinalizio assegnatogli da Giovanni Paolo II. Ma, in compenso, segue l’insegnamento del Papa, cercando di interpretarlo con iniziative a favore dei bisognosi. “Abbiamo aperto un servizio di venti docce al sabato per i senzatetto”, sottolinea. “E il lunedì la mensa offre duecento colazioni, mentre ogni giovedì c’è il pranzo per altre cinquanta persone. Sentiamo Francesco estremamente vicino a noi. Quando gli ho scritto in passato, lui mi ha subito risposto, benedicendomi. Sappiamo della sua grande disponibilità. Ed è inutile dire quanto io mi riconosca nel suo messaggio, ricordando anche l’emozione che ho provato il giorno dell’elezione”.
Papa universale, Papa “di casa”. Lo sa bene Gabriele Arca, che collabora con la parrocchia di San Bellarmino da quarantatré anni. “Per noi è come avere un dono”, dice. “Quando sono entrato in questa chiesa, il 28 marzo 1972, era parroco Alberto Parisi. Mai avrei immaginato che avremmo avuto un cardinale come Bergoglio, che poi sarebbe diventato Papa. E’ un uomo buono. Ha aperto la Chiesa al mondo. Ha messo al centro i poveri e i sofferenti. Io l’ammiro”.
Nei corridoi della parrocchia il ritratto di Francesco sovrasta quello degli ultimi Papi, Ratzinger, Wojtyla, Luciani e Montini. Più in là, dove ragazze e ragazzi fanno catechismo, una mano spiritosa ha attaccato un manifesto che dice: “Dio c’è, ma non sei tu. Rilassati”. Invece all’ingresso della chiesa le uniche targhe affisse elencano solo e tanti nomi. Sono i benefattori di ieri e di oggi. La carità è di casa a San Bellarmino, “la parrocchia del Papa”.
Pubblicato su Il Mio Papa