Per noi gli Stati Uniti rappresentano il principale alleato nel mondo, per loro l’Italia è l’alleato imprescindibile in Europa.
In nome di questo legame “forte e profondo”, come l’hanno definito a Washington, un legame suggellato dal ponte dei 25 milioni di italo-americani che si estende fra l’Atlantico e il Mediterraneo, acquista un valore particolare la prima volta di Giorgia Meloni da presidente del Consiglio al Congresso (dove ieri ha incontrato esponenti repubblicani e democratici) e poi alla Casa Bianca. Non già per i rapporti solidi fra i due Paesi, ma per le circostanze internazionali della visita ufficiale.
Il faccia a faccia con Joe Biden, un presidente democratico che ha aperto il suo celebre Studio Ovale a una sola leader di destra, la Meloni (a conferma di quanto l’America anteponga con pragmatismo il comune interesse strategico alle posizioni politiche), ha un obiettivo preciso: ridefinire la politica estera al tempo dell’Ucraina, della Cina e dell’Africa.
Nel primo caso, l’intesa non ha mai vacillato nel condannare l’aggressione di Putin e nel concordare con i Paesi occidentali le misure per aiutare gli aggrediti a difendersi. Un’intesa che da Draghi alla Meloni ha visto il governo italiano in prima fila, e Biden apprezza la ferma continuità.
Discontinuità, invece, è la richiesta statunitense rispetto all’accordo, in scadenza, fatto da Roma con Pechino nel 2019 dall’esecutivo gialloverde di Giuseppe Conte e battezzato “Nuova via della Seta”. L’Italia è l’unico Paese del G7 -vertice che dal 2024 sarà presieduto proprio da Roma-, ad aver siglato un’intesa speciale con la Cina. Intesa considerata “pericolosa” dagli Stati Uniti per i risvolti che quel previsto piano di sviluppo economico, commerciale e tecnologico può determinare a esclusivo e insidioso -per l’Europa e per l’America-, vantaggio di Pechino. Tant’è che l’Italia ha avuto minori benefici di altri Stati europei, che pure nessun accordo avevano pattuito con l’espansionista Xi Jinping. I buoni e necessari rapporti con Pechino si possono tenere in tanti altri modi.
In cambio del ripensamento italiano, agli Stati Uniti si richiede non solo un miglior interscambio economico, ma anche un appoggio geopolitico in Africa. Dove Giorgia Meloni vuole ridisegnare la strategia italo-europea sull’immigrazione e promuovere il Piano Mattei, cioè fare di più per quel continente, lanciato il 23 luglio dalla conferenza internazionale di Roma.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi