Parigi val bene una ressa: gli elettori hanno riempito i seggi al primo turno delle legislative, quasi il 20% in più della volta precedente. E l’esito del voto francese s’annuncia come un terremoto europeo.
Se alla fine dei conteggi del complicato sistema basato su collegi uninominali, e del ballottaggio decisivo fra sette giorni, il numero dei deputati eletti all’Assemblea nazionale rispecchierà la percentuale prefigurata dai primi dati, toccherà alla destra di Marine Le Pen (34% dei voti) dare le carte del governo. E il suo giovane pupillo d’origine italiana, Jordan Bardella, 28 anni, sarebbe l’accreditato aspirante a diventare primo ministro su nomina del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, che ha decretato queste elezioni anticipate con un cinismo pari all’azzardo. E che ora invoca un “blocco repubblicano” contro la destra al secondo turno, mentre la vincitrice esulta: “E’ l’inizio della fine per Macron”.
Il presidente francese rischia di andare incontro a una coabitazione inedita e difficile con una maggioranza di destra radicale -prima volta in Francia- e un Paese diviso fra ali estreme. Al risultato vincente che avrebbero ottenuto Le Pen-Bardella assieme agli alleati, i Repubblicani del gollista e pure lui oriundo italiano, Éric Ciotti, bisogna, infatti, contrapporre l’esito del Nuovo Fronte Popolare (29%), cioè l’insieme delle sinistre, da quella socialista e riformista ai comunisti.
Destra contro sinistra, ognuna delle quali popolata da massimalisti, come ha cercato di mettere in guardia Gabriel Attal (22%), primo ministro e delfino di Macron, a nome di un terzo polo (“Ensemble”) che non si sarebbe rivelato quel terzo incomodo sperato, tanta è la delusione trasversale, e perfino la rabbia dei francesi nei confronti del loro presidente, accusato d’essere lontano dal suo popolo. Come il voto confermerebbe, includendo il magro 9,5% dei Repubblicani anti-Ciotti.
Adesso occorrerà attendere il ballottaggio per comprendere se l’annunciata vittoria del Rassemblement national, porterà a una maggioranza assoluta oppure relativa di parlamentari, da ciò dipendendo la formazione del governo e non solo gli equilibri in Parlamento pro o contro un esecutivo-Bardella.
Ma intanto si registra la non più sorprendente onda lunga di Marine Le Pen che, se accompagnata da un numero alto di deputati eletti, come già avvenuto per il voto europeo dell’8 giugno, avrebbe effetti pure sulle trattative per i commissari da nominare all’Ue, e per la stessa politica dell’Unione. Non è un mistero quanto il Rassemblement sia tiepido nei confronti di Putin e contrario all’invio di truppe e armi in Ucraina, così come favorevole a rafforzare le frontiere nazionali per contrastare l’immigrazione illegale. Ne risentirebbero l’indebolito Macron e la maggioranza Ursula, cioè la “strana intesa” riproposta fra Ppe, socialisti e liberali che le destre contestano.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova