Tre indizi costituiscono la prova di quale sia, oggi, la priorità per gli italiani: l’economia. Lo testimonia, prima di tutto, la tendenza di risalita che i sondaggi assegnano al governo, ma in particolare al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, reduce dall’ultima “battaglia d’Europa” con cui ha portato a casa 209 miliardi di fondi per la ripresa. Ma lo conferma anche l’ipotesi del rinvio -da settembre a fine anno- che l’esecutivo sta studiando per i pagamenti delle cartelle esattoriali. Si prospetta un decreto in agosto per mettere in pratica l’auspicato proposito. Quasi un “minimo sindacale” per tanti cittadini rimasti senza reddito né lavoro per colpa del coronavirus e che perciò hanno bisogno di un fisco a misura della crisi, né cieco né sordo.
E poi, il terzo riscontro oggettivo del “prima l’economia” è la lenta, ma continua erosione dei consensi che sondaggi registrano per Matteo Salvini, non più nei panni di imbattibile leader del centrodestra, come accadeva un anno fa. All’epoca, con o senza Papeete e la sua estate da mojito, nessuno, nell’opposizione, gli faceva ombra. “Effetto Salvini” era chiamata la lunga marcia che aveva portato il capo della Lega nella stanza dei bottoni. Fino all’harakiri con cui l’allora vicepresidente del Consiglio e vero dominus del governo gialloverde abbandonava la nave a sorpresa, sperando nelle elezioni anticipate. Ora, invece, Giorgia Meloni risulta più vicina che mai a Salvini nelle preferenze dei cittadini. A prescindere dalle inchieste in corso su leghisti di primo piano come Attilio Fontana. “Giustizia a senso unico”, protesta la Lega.
Un anno dopo, ma soprattutto quasi cinque mesi dopo l’esplosione della pandemia, molto è cambiato nelle esigenze degli italiani. Dal tema della sicurezza e dell’immigrazione, che fu il cavallo vincente di Salvini, ora è il lavoro il bisogno primario da tutti avvertito.
Una richiesta insidiosa anche per Conte e la maggioranza, chiamati a ottenere in tempi rapidi le somme pattuite al Consiglio europeo e a investirle non già per acquisire consensi elettorali, ma per dare un futuro all’Italia, cioè per rinnovarla nel profondo per gli anni a venire.
A seconda di quando e come saranno impiegati i soldi per la ripresa, capiremo anche la solidità e la durata del governo. Perché una cosa è già chiara oltre ogni miliardo promesso e sondaggio promosso: gli italiani sanno bene che cosa vogliono. Lavoro e fondi per ripartire.
Non si trascuri la loro necessità, non si abusi della loro pazienza.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi