Ogni volta che la politica confonde la medicina con la sanità sono dolori. E l’ultima polemica aperta da Beppe Grillo ne è solo la plateale conferma: come si fa a prendersela con l’oncologo ed ex ministro Umberto Veronesi o con il sistema delle mammografie, senza comprendere che si sta camminando su un terreno minato? Dove la politica e lo scontro sempre legittimo fra i suoi attori nulla hanno a che vedere con la vita vissuta dalle persone. E’ un terreno minato dalla sofferenza delle donne e degli uomini coinvolti, dei loro familiari in ansia, dei tanti medici impegnati da anni a smentire il luogo comune del “male incurabile”. Un’espressione che è stata abolita dal parlare comune, e non solo dalla divulgazione scientifica, perché la brutta bestia del tumore non è più invincibile come un tempo. Il tempo in cui la cultura dell’accertamento delle malattie si faceva sempre dopo e mai prima. E la cura serviva per reprimere, anziché prevenire. E l’informazione era patrimonio solo dei dottori e della loro capacità di comunicare col paziente, invece che consapevolezza sociale e il più possibile elementare per tutti. Consapevolezza, per esempio, dell’importanza delle mammografie che tante vite hanno salvato. Un obbligo che la medicina ha reso quasi naturale, perché la natura quand’è chiamata a scegliere, sceglie sempre la vita.
Certo, avere il senso delle cose e il buonsenso di distinguere tra medicina e sanità non significa santificare qualsiasi prassi né l’industria farmaceutica a prescindere. Il cinema e la realtà sono pieni di affarismo raccontato e denunciato sulla pelle dei malati. Sul tema c’è un dibattito addirittura internazionale in pieno corso: come rendere “per tutti” la ricerca, la produzione e l’assistenza ai più deboli (basti un nome: Emergency) che il mondo più ricco tende a riservare per sé. C’è un male che fa più male del male, ed è lo sfruttamento del dolore per fini economici che poco o niente c’entrano con la guarigione. Lo sappiamo tutti. Ma per amor di polemica non si può mettere tutto nel frullatore. Guai a generalizzare. “Vergognoso è far passare che ho sconsigliato mammografie”, ha opportunamente chiarito Grillo, attaccando “la disinformazione”. Ma intanto la bufera è scoppiata. E un ex parlamentare Idv malato di cancro e paziente di Veronesi, Antonio Borghesi, ha reagito con queste testuali e provocatorie parole: “Auguro un tumore al signor Beppe Grillo”, perché così -ha spiegato- eviterebbe di dire certe cose. Più mammografie e meno parole per tutti.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi