All’indomani del decreto-legge del governo sulle riaperture, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sceglie una città-simbolo per lanciare un monito ai partiti. “Confrontarsi è ben diverso che agitare le proprie idee come motivi di contrapposizione insuperabile”, sottolinea il presidente durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Brescia.
Non è difficile scoprire a chi è rivolto il messaggio di farla finita con le polemiche che, a turno, dalla Lega al Pd vedono protagoniste tutte le forze della maggioranza pur su temi e con toni diversi.
Ma è di sinfonia che ha bisogno l’Italia per ripartire, non certo di sfide senza senso tra quanti aspirano a fare i primi violini della coalizione, non rendendosi conto che nella grave crisi sanitaria ed economica chi sgomita per suonare più forte fa male a sé e agli altri, cioè ai cittadini.
Mattarella evoca il tempo del rilancio “anche in onore di coloro che sono rimasti vittime” e sollecita a pensare e progettare il futuro. Ma per l’invocata ripartenza il governo, che è di unità nazionale, deve agire nell’insieme delle diversità, non da concorrenti in casa.
Invece i partiti non rinunciano a farsi la guerra per interposto Mario Draghi, o tirandolo per la giacchetta o rivendicando ciascuno per la propria parte d’aver determinato le scelte del presidente del Consiglio. Un atteggiamento a metà fra la propaganda e l’infantilismo, posto che le decisioni del governo sono il frutto dell’intera maggioranza e del Parlamento: onori e oneri uguali per tutti, non per chi strilla di più.
L’attivismo della politica, che spesso sfocia in conflitti, si deve ai rilevanti appuntamenti all’orizzonte: l’elezione del prossimo capo dello Stato (febbraio 2022) e la durata del governo e della legislatura (marzo 2023 la scadenza naturale). Tutte circostanze che passano attraverso il semestre bianco, che scatta alla fine di luglio e impedisce al Quirinale di sciogliere le Camere.
Ma in realtà calcoli e tempi sono intimamente legati fra loro in epoca di pandemia e di ingenti fondi per la ripresa in arrivo dall’Europa. Qualcosa che potrà scolpire il nuovo volto dell’Italia per molti anni.
Ecco perché Mattarella ricorda che ogni litigio è miope, vista l’importanza del grande traguardo -il moderno rinascimento per tutti-, rispetto alle piccole manovre. I partiti pensino alla nazione, che di questi tempi vale ben di più che non “agitare le proprie idee”.
Pubblicato su l’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi