Le lezioni il 14 settembre prima ancora delle elezioni il 20 e 21. Di giorno in giorno e di polemica in polemica diventa sempre più chiaro quale sarà l’appuntamento decisivo per il governo e per i cittadini.
In realtà, le scuole riapriranno il 1° settembre per i corsi di recupero e i primi a tornare in classe, il 7, saranno gli studenti di Bolzano.
Ma, in vista del grande rientro in tutta Italia, la campanella è già suonata. Maggioranza e opposizione, ministro dell’Istruzione e sindacati, presidi e virologi: siamo al ping-pong delle accuse in anticipo sulle responsabilità da attribuire nel caso, purtroppo non peregrino, di un inizio caotico. Con il rischio di banchi a rotelle mancanti, mascherine insufficienti, distanze mantenute o forse no. Così come caotica si sta rivelando l’impennata di contagi -peraltro la più bassa d’Europa- a causa delle vacanze con regole anti-virus da troppi disattese e del confuso ritorno dei turisti a casa.
Ma se il rispetto delle misure di sicurezza è l’inevitabile imposta da pagare nell’emergenza per evitare la diffusione del Covid, uno studio della Cgia di Mestre documenta la cronica assurdità tributaria che rischia di appesantire la ripresa economica: negli ultimi vent’anni sono stati pagati 166 miliardi di tasse in più. Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi dai contribuenti, nel 2019 il gettito a prezzo corrente è salito a 516,5. Una crescita di quasi il 48 per cento, ma a fronte di servizi che non hanno conosciuto l’equivalente miglioria nonostante il fiume di denaro. Dall’istruzione alla sanità, dalla giustizia ai trasporti sarebbe arduo sostenere che oggi, vent’anni dopo, il settore pubblico funzioni con maggiore efficienza, rigore e rapidità. Al Paese più tartassato d’Europa non corrisponde la qualità e la quantità di servizi che pure sono stati ampiamente finanziati dagli italiani. Fisco esoso ed esito deludente.
Ecco perché, in era di pandemia, è due volte vietato sbagliare: per la sicurezza di tutti in queste ore mai prima vissute e per la pazienza di cittadini che, da anni, molto danno e poco ricevono dallo Stato.
Lezioni ed elezioni, la prova generale si concentra in pochi giorni.
Ma riaprire la scuola al meglio e con le garantite precauzioni per tutti non è solo un dovere costituzionale. E’ anche un segnale di rinascita per ispirare quello, successivo, della ripresa.
Il 14 settembre l’errore non è contemplato.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi