Non è difficile riconoscere il fanatismo: manca sempre di spirito critico e spesso deborda nell’intolleranza. Ma nel caso degli anti-vaccino, piccola e rumorosa galassia di persone che cavalcano con rabbia e pregiudizio paure, dubbi, incertezze di quanti ancora diffidano della campagna di immunizzazione, la polizia teme un rischio ulteriore in alcune frange estreme: la violenza ipotizzata per contestare la politica del governo, il racconto dei giornalisti, la ricerca degli scienziati. Come se il nemico principale non fosse il virus, bensì “gli asserviti al regime”, ossia l’insieme delle categorie prima citate, alle prese con la pandemia che non perdona.
Tutto parte dalle perquisizioni ordinate dalla magistratura in varie città con otto attivisti No Vax (cinque uomini e tre donne fra i 33 e i 53 anni) indagati. Secondo gli investigatori, su un gruppo Telegram “I guerrieri” progettavano di provocare disordini durante una manifestazione contro il vaccino prevista sabato a Roma. Colpisce l’odio che trabocca nelle chiacchierate che si scambiavano. Un rancore furente e minaccioso, nonostante la drammatica evidenza dei fatti: sono proprio i non vaccinati a rischiare il peggio e spesso la vita, come ricorda la cronaca. Piena di strazianti testimonianze di gente che non s’era vaccinate per scelta, ma che nell’ora della verità lascia, quale ultimo pensiero, l’appello a tutti a immunizzarsi.
Il problema è che col minoritario, ma determinato fronte del No è molto complicato cercare di argomentare un punto di vista diverso.
E’ come se una fede pronta, cieca e assoluta si fosse impossessata di quanti contestano la strategia che nel mondo ha già portato a 5 miliardi di persone vaccinate, e perciò “parlare di fase sperimentale è ridicolo”, come sottolinea Guido Rasi, già direttore dell’agenzia europea Ema e oggi consigliere del commissario Figliuolo. Poche parole per smontare una delle forti obiezioni No Vax.
Ma da quelle parti c’è poca voglia di ascoltare: solo di polemizzare, inveire, sorvolare sulla libertà degli altri con la scusa, maldestra, di far valere la propria. Tuttavia, è importante non rinunciare mai a informare, chi tentenna, sulle buone ragioni del vaccino. Distinguendo: chi, invece, sceglie la violenza, non merita alcuna indulgenza, in un Paese sofferente da quasi due anni, che sta dimostrando straordinaria responsabilità e grande volontà per uscire dall’incubo.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi