Dopo due anni e mezzo di guerra in Ucraina da parte della Russia, colpo a sorpresa e forse di scena: da 4 giorni il conflitto, almeno in parte, s’è rovesciato. Adesso è Kiev ad aver colpito una base aerea militare e ad avanzare nella regione occidentale di Kursk, cioè in pieno territorio russo. “Un’altra provocazione su larga scala”, la piccata reazione di Vladimir Putin, che dichiara lo stato di emergenza e risponde con un missile contro un supermercato nel Donbass.
Volodymyr Zelensky così spiega l’improvviso e imprevisto cambio di fronte: “La Russia ha portato la guerra nella nostra terra e ora deve sentire ciò che ha fatto”.
Subito un portavoce della Commissione europea ha ricordato che l’Ucraina sta combattendo “una legittima guerra di difesa contro l’aggressione illegale” e che “ha diritto di colpire il nemico ovunque ritenga necessario sul suo territorio, ma anche sul territorio nemico”.
Si conferma, dunque, la posizione Ue di appoggio agli aggrediti e i primi caccia F16 consegnati dall’Occidente a Kiev per difendersi, già sorvolano una zona meridionale dell’Ucraina occupata dai russi per dimostrare la rafforzata capacità militare e riaffermare la volontà di liberazione.
Ma l’intervento in territorio russo non è soltanto il primo e concreto tentativo di Kiev di cambiare una strategia senza speranza, finora subendo la logorante occupazione di Mosca in una guerra di resistenza dall’esito molto incerto. Per Zelensky adesso è il momento di costringere le forze armate russe a mollare un po’ la presa sul terreno ucraino conquistato per dedicarsi -prima volta che succede dall’inizio dell’invasione nel 2022-, anche alla difesa in casa propria da un attacco considerato fino a ieri inconcepibile, tale è la differenza tra Davide e Golia. E con un Golia capace di ammassare molti più uomini in armi grazie al regime autoritario che lo ispira, e che non risponde della sua guerra ad alcuna opinione pubblica, essendo il dissenso imbavagliato o represso nel sangue. Senza voce pure le vedove e le madri e i padri dei caduti (che sarebbero almeno 120 mila dall’inizio del conflitto, a fronte dei 70 mila ucraini).
“Nessun Paese deve invadere un altro Paese”, dice, intanto, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che teme un conflitto sempre più duro con l’effetto di un negoziato di pace sempre più lontano.
Ma la controffensiva di Zelensky ha come obiettivo di lunga durata proprio l’inedita possibilità di uno scambio, se Kiev riuscirà a mantenere la posizione ottenuta: a fronte dei territori ucraini controllati dai russi, ecco il possesso ucraino di un’area russa dove passa la metà del gas russo rivolto a quei Paesi europei ancora Mosca-dipendenti per l’energia. E poi lì c’è la centrale nucleare di Kursk.
Se fino a ieri il necessario e da tutti invocato negoziato sarebbe partito ad armi impari, ora le cose potrebbero cambiare fra territori ed energia in mano e entrambi i nemici.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova