Quando si vuole dare un esempio, i gesti contano più delle parole. E il fatto che, per aprire l’anno scolastico, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia scelto Vo’ Euganeo (Padova), primo Comune a essere dichiarato zona rossa per la pandemia, testimonia quale sia la sfida per i quasi 5 milioni di studenti (sui circa 8 e mezzo) chiamati a un esordio che mai dimenticheranno: il valore irrinunciabile del diritto allo studio anche nell’era del diritto alla salute messo a dura prova dal virus. “La piena ripresa della vita dell’Italia”, ha detto Mattarella, suggellando l’inaugurazione con altri esponenti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale, municipale: lo Stato che vuole esserci tutto fin dal primo giorno. Purché non sia l’ultimo.
Perché per resistere, anzi, per risorgere dal luogo-simbolo dove il dramma cominciò, bisogna essere consapevoli sempre del grande significato per gli alunni di oggi, e italiani di domani, dello stare insieme tra i banchi -pur monoposto- per lunghi mesi. Ma soprattutto di farlo con quel senso comunitario del dovere che vale più delle mascherine e dei distanziamenti necessari. L’importanza delle regole e del rispetto, il bene del volersi bene, l’antidoto della conoscenza contro il male del pregiudizio e della violenza che oscura il nostro tempo: per questo riapre la scuola e per questo l’impegno del governo e del Parlamento non può esaurirsi al giorno della fausta partenza. La campanella continuerà a suonare e il coronavirus a farsi sentire.
Passato il primo giorno, resta la realtà di 7 Regioni su 20 che non hanno ancora riaperto per gravi ritardi organizzativi o didattici: inaccettabile. Di troppi docenti e personale scolastico che mancano all’appello: inammissibile. Di una serie di misure di sicurezza -perfino di aule disponibili- non a tutti garantite: incredibile. Perfino di un divario tecnologico e digitale che è stato denunciato (“serve la banda larga ovunque”) dallo stesso presidente Mattarella.
Paradossalmente, il bel segnale di rinascita della scuola primaria di Vo’ Euganeo, non vale in molti altri istituti alle prese con i soliti e irrisolti problemi. Aggravati, nel frattempo, dall’emergenza Covid 19.
La scuola è di tutti e per tutti: guai a trasformarla in contesa elettorale. Ma c’è solo un modo per evitare che la nostra principale Istituzione sia oggetto di scontri politici: facendola funzionare.
E la campanella suonò.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi