Chissà come si scrive “referendum” in cirillico. Bisognerà farselo spiegare da Joe Biden, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti. Perché ha appena pubblicato un articolo su un’importante rivista americana di politica internazionale (“Foreign Policy”), dove afferma che c’è stato lo zampino della Russia all’epoca della consultazione sulla riforma costituzionale bocciata dal popolo sovrano in Italia.
Secondo l’ex vice di Obama, la Russia avrebbe agito a sostegno delle posizioni dei Cinque Stelle e della Lega per il No. “Una notizia falsa e senza prove”, la replica di entrambi i movimenti. Ma dal Pd si chiede di convocare gli ambasciatori russo e americano “per chiarimenti”.
E così la campagna elettorale per il voto che verrà, e che già vive del suo putiferio casalingo, ora si arricchisce pure del veleno dall’estero: non ci facciamo mancare niente, noi italiani e universali.
Per non liquidare la cosa come pura bufala, bisogna però ricordare che in America è in pieno atto il cosiddetto Russiagate, cioè il sospetto dell’interferenza moscovita a beneficio di Trump alla Casa Bianca.
E anche altrove, dalla Germania alla Francia, non sono mancati pubblici e inquietanti interrogativi su ipotetiche interferenze russe nelle rispettive elezioni politiche. In astratto, dunque, l’accusa di Biden somiglia a quelle già formulate per altri Paesi.
Ma a formularle sono pur sempre gli americani scottati dal Russiagate. E che non ebbero esitazioni a dichiararsi favorevoli al referendum, come fece l’amministrazione-Obama. Perché, allora, ammesso che Putin fosse interessato alla consultazione più italiana del mondo -sulla nostra Costituzione-, Washington può e Mosca non può? Nell’era globale anche le opinioni dei presidenti sono legittime e non spaventano nessuno. Se, invece, la denunciata interferenza moscovita fosse avvenuta in modo illecito o attraverso canali oscuri, la circostanza andrebbe seriamente accertata e documentata.
Ma poi: davvero si può credere che qualcuno abbia votato No per subliminale lavaggio del cervello da parte della “grande madre Russia”? Prima che si richiedano le immancabili commissioni d’inchiesta, o che si convochi il Biden in Parlamento (tale e tanta sarebbe la gravità delle sue affermazioni, se provate), forse bisognerebbe suggerire ai politici e ai diplomatici già in lite tra loro di indagare e di approfondire pure.
Ma di non attentare all’intelligenza degli italiani.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi