Se sarà la svolta che l’Italia reclamava da tempo, lo vedremo presto e lo constateremo con facilità: meno sbarchi sulle coste italiane e serio coordinamento euro-africano per salvare, accogliere e distribuire i migranti che fuggono tra tutti i ventisette Paesi dell’Unione. Per ora la novità che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha potuto concordare e annunciare dopo l’incontro con il primo ministro libico, Fayez al-Sarraj, a Palazzo Chigi, è un piccolo, ma importante passo in avanti: Tripoli ha chiesto a Roma un aiuto navale per contrastare, già nelle acque libiche, i trafficanti di esseri umani.
Poter monitorare e bloccare i barconi degli scafisti a ridosso dalle loro incontrollate partenze, non è solo testimonianza di concreta collaborazione fra il Paese africano col maggior numero di flussi e quello europeo col maggior numero di arrivi. Significa anche e finalmente poter incidere sull’esodo alla fonte, colpendo il crimine del traffico, ripescando con ancora migliore efficienza i poveri naviganti in difficoltà e scoraggiando la gente dal mettersi in mare con una destinazione che s’interrompe già al largo.
Sembra l’uovo di Colombo, eppure il caos nella Libia divisa, oltre che un inconfessabile timore di perdere la sovranità nelle proprie acque, avevano finora indotto le autorità di Tripoli all’eccesso di prudenza. Ma nel rapporto sempre più amichevole che in tutti questi mesi l’Italia è riuscita a fatica, con lentezze e incertezze a ricostruire coi libici, l’atto delle nostre navi chiamate a pattugliare insieme l’area-colabrodo del Mediterraneo è molto incoraggiante. Dimostra che è vero solo in parte che noi seminiamo e poi gli altri raccolgono, come sperava di fare il presidente francese Emmanuel Macron col vertice promosso, all’insaputa di Roma, a Parigi. Dove il generale Khalifa Haftar, nei fatti l’uomo forte della Libia orientale, ha stretto la mano al primo ministro del governo libico di unità nazionale: l’unico riconosciuto come legittimo dall’Onu e per questo appena incontrato da Gentiloni.
L’inedita stretta di mano fra i due grandi antagonisti dell’altra sponda ha permesso a Macron di pavoneggiarsi nella sua politica napoleonica, così lontana dal proclamato europeismo. Intanto, Gentiloni ha ricevuto sostegno da Frau Merkel, a conferma che ogni tentativo per dare stabilità alla Libia è benvenuto. Ma anche che in ordine sparso o dalla tour Eiffel l’Europa non va da nessuna parte, né a Tripoli né a Bengasi.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi