La caccia al migrante, che era un giovane nigeriano in regola, porta un nome e una data: Bardonecchia, venerdì 30 marzo, ore 21. Infischiandosene di violare il suolo italiano, gendarmi francesi facevano irruzione in un pericolosissimo covo di assistenza umanitaria e pacifica pur di acciuffare la loro preda, costretta perfino a fare un esame delle urine davanti agli armati di Parigi. A Bardonecchia hanno inscenato la loro moderna, ma misera presa della Bastiglia.
Invece il primato per aver costruito la più lunga (venti chilometri), alta tre metri e mezzo e invalicabile barriera d’Europa contro chi fugge dalla fame e dalla disperazione, va riconosciuto ai solerti spagnoli. Proprio nell’epoca in cui crollava il Muro di Berlino, Madrid innalzava un altro muro della vergogna dentro la stessa Africa, “a difesa” di Ceuta e Melilla, le prime e incuneate città europee a poter essere raggiunte dal Marocco. Con tanto di posti di vigilanza -i Vopos iberici, per intenderci-, sensori potenti e sperimentate fucilate o, nel miglior dei casi, arresti per i poveracci che avessero osato oltrepassare la recinzione della violenza contro ogni principio di accoglienza.
Perciò, che Lorsignori francesi e spagnoli diano oggi lezioni all’Italia su come trattare i migranti, e un collaboratore di Macron definisca “vomitevole” la linea adottata dal nostro governo, e da Madrid si minaccino azioni penali, addirittura, non è solo un’indecenza di fatto e di diritto: è la dimostrazione di quanto l’insensibile Europa si svegli all’improvviso con prediche che non hanno il pulpito della credibilità.
I Paesi della tolleranza zero verso i migranti bollano di “cinismo” l’unica nazione che nel Mediterraneo s’è caricata la tragedia degli sbarchi e ha denunciato i crimini degli scafisti, questa nostra Italia col senso del dovere e dal cuore grande. Ma non così grande da poter curare tutto il dolore del mondo: ecco come ha spiegato il suo gesto il governo, che non accogliendo pur soccorrendo e trasportando verso la Spagna gran parte dei 629 innocenti dell’“Aquarius”, ha detto “il re è nudo” all’Unione europea degli indifferenti. Cioè non possiamo più far fronte da soli alla sofferenza universale.
E’ un dramma ben oltre la propaganda di Salvini o contro Salvini, il ministro-artefice. Se l’Europa non riscopre la grandezza della solidarietà, perde la sua stessa ragione di vita. Le vite degli altri sono importanti quante le nostre. Anche a Bardonecchia, a Ceuta e a Melilla.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi