L’uomo vestito di nero e con occhiali a specchio, che nessuno qui chiamerebbe “agente in borghese”, apre il percorso camminando svelto: precede la papamobile. “Ci siamo”, bisbiglia via radio, come un direttore che dà il segno all’orchestra. La grande orchestra che deve garantire la sicurezza del “Santo Padre” (tutti gli addetti sempre e solo così lo nominano), “accordando” gli ultimi dettagli: vietato stonare.
Sono le 9.15. Già si vede sbucare, per dirigersi al centro di Piazza San Pietro, la jeep bianca con Francesco in piedi nella parte posteriore. E’ il rito del mercoledì, il giorno dell’udienza generale. Un rito popolare perché la marea dei pellegrini -almeno quindicimila, oggi-, vuole vedere il Papa. Da ogni parte del globo, cinesi in gruppo compresi, hanno staccato il biglietto gratuito e fatto la lunga coda ai varchi, una ventina d’ingressi col metal-detector, pur di vivere per sempre questo momento unico e pieno di sole. Francesco li ripaga, girando in mezzo a loro, mentre l’altoparlante diffonde la musica di “Por una cabeza”, uno dei tanghi più celebri. L’universo s’è dato appuntamento a Roma, “perché al mondo c’è solo un posto come questo, ed è qui”, dice pragmatico Mario Sica, che è il vice-questore aggiunto responsabile dell’”area sensibile”, come in gergo hanno battezzato la piazza ovale da proteggere. Dove anche innocui termos, bottigliette e aste di bandiera possono essere requisiti in nome del “non si sa mai”.
Ma lontano da occhi indiscreti, e discretissima, veglia lei, Maria Rosaria Maiorino. E’ la custode del Papa oltre il colonnato del Bernini. Appena Francesco esce dal piccolo territorio della Santa Sede, la competenza non è più della Gendarmeria vaticana, ma della Polizia di Stato. La Maiorino guida l’Ispettorato dall’inizio dell’anno. Dopo averne trascorso trentasei, dei suoi cinquantanove anni portati con serenità -la calda serenità di chi è nato ad Amalfi-, fra tante questure d’Italia. L’ultima a Palermo, al vertice. “Il mio mercoledì comincia al mattino presto”, racconta a “Il Mio Papa” nell’ufficio non grande e spoglio dove ci riceve puntuale e senza fronzoli. Alle pareti le foto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è alle spalle della scrivania, e di Papa Francesco proprio di fronte, sul muro opposto, quasi il ponte invisibile dei due mondi rappresentati. “La mia attività si svolge in parte qui e in parte in piazza, dove il dirigente ha già assegnato i dipendenti ai varchi, i vigili sono presenti e l’attenzione per l’andamento dell’udienza è massima”, spiega. “E poi i servizi per i prossimi giorni, le udienze del Santo Padre, i capi di Stato che riceve, la domenica dell’Angelus…”.
Fu Alessandro Pansa, il capo della polizia, a convocarla per darle la notizia che non s’aspettava, “”dirigente dell’Ispettorato vaticano, un’esperienza nuova e diversa, ma bellissima”. Com’è il Papa visto da vicino? “E’ una persona più speciale di quanto appaia”, risponde. “La prima volta rimasi colpita dalla luce particolare che trasmetteva. Ha un approccio che ti coinvolge. Una volta che abbiamo capito il suo modo di intendere il pontificato, il rapporto è diventato intenso, direi in simbiosi con lui”. A volte i dettagli svelano. Per esempio il semaforo. “Eravamo fermi al rosso con i criteri di sicurezza ben presenti”, ricorda. “Un pullman s’è affiancato alla macchina che portava il Santo Padre. “Il Papa!, il Papa!”, gridavano i passeggeri. E lui che ha fatto? Ha tirato giù il finestrino e s’è messo a salutarli”. Notare la differenza: le auto blu dei potenti sfrecciano per Roma in barba ai semafori, la guardia del Papa no, al rosso aspetta come tutti gli altri automobilisti.
Anche della recente visita di Francesco a Napoli e Pompei, la prima seguita da Maria Rosaria Maiorino, è rimasto un particolare impresso: “La folla ha rispettato rigorosamente le transenne e persino le linee di demarcazione, appena accennate per terra, al passaggio del Santo Padre. Rispettavano e piangevano, è stato commovente”. Prossimi viaggi a Torino per la Sindone (giugno) e a Firenze e Prato in autunno. Ma qual è l’insidia più temibile, il terrorismo o il matto? “Noi operiamo a tutto campo”, risponde. “Non teniamo solo conto delle minacce dell’Isis che tutti quanti conosciamo, ma anche del gesto di un esaltato, di un fanatico. Persino di un pellegrino che, per eccesso di trasporto, gli si avvicina in maniera impetuosa”. Certo che, imprevedibile com’è, sarà un’impresa stare accanto a Francesco….”Assolutamente no”, ribatte la dottoressa. “L’ispettorato è una bella squadra, abituata anche ai fuoriprogramma. Giorni fa, durante una visita, ci comunicarono che il Santo Padre si sarebbe fermato in un campo di profughi sudamericani. Lui parlava in spagnolo con tutti. “Ma è davvero il Papa?”, venivano a chiederci i bambini. Alla fine il Santo Padre era radioso”. Allora è vero: siete tutti “innamorati del Papa”, come lei stessa ha dichiarato nella tradizionale udienza di auguri d’inizio anno… “Quattro mesi dopo ne sono più convinta che mai”, conferma. E l’essere cattolica quanto pesa? “La fede rende più naturale il mio compito”, sottolinea. Prima donna al comando, Maria Rosaria Maiorino. Ma non si vanta del primato sottolineato soprattutto dai maschi. “Sono entrata in polizia quando le donne erano mosche bianche”, ricorda. “La mia carriera s’è svolta per intero come “prima donna che”, “unica donna che…”. Ma tutto dipende da come organizzi e vivi il lavoro. E io lo amo. L’incarico non ha sesso”.
Intanto, Francesco ha finito il suo lungo giro in Piazza San Pietro. “Il Santo Padre dà ora inizio all’udienza generale”, dice una voce potente al microfono, mentre il Papa s’insedia al centro del palco con la basilica sullo sfondo. Ma Maria Rosaria Maiorino è già altrove o forse no, “perché la vera sicurezza è quando non ti accorgi che c’è la sicurezza”, dice il vice-questore aggiunto Mario Sica.
Massima allerta, ma con una naturalezza quasi francescana.
Pubblicato su Il Mio Papa