Non meno della libertà e della dignità, anche la sicurezza delle persone è un valore che uno Stato di diritto ha il dovere di tutelare. Ma per capire quanto il tema sia prioritario, non occorre citare l’ultimo fatto di cronaca davanti alla stazione di Verona. Dove un alterato cittadino del Mali di 26 anni, dopo aver compiuto violenze e danneggiamenti, s’è avventato con un coltello contro agenti di polizia. Uno dei quali ha risposto all’aggressione armata, sparando e uccidendolo.
Qui non vale il giochino dell’insicurezza “percepita”, come una certa vulgata salottiera, cioè di gente che non prende mai un autobus e non sa quanto costi un litro di latte, vorrebbe far credere per sminuirne la portata e il pericolo. L’insicurezza è una realtà da molti vissuta e documentata.
Non c’è importante stazione in Italia che non sia diventata, appena fuori dal suo perimetro, un bivacco diurno e soprattutto notturno per delinquenti d’ogni risma, grandi o piccoli. Anche se definire “piccoli” gli scippatori che abbondano fin dentro i binari di treni e metropolitane è un’offesa per quegli anziani, donne e giovanissimi che sono le vittime designate di chi vive di furti e impunità. Perciò, non è molesta propaganda pretendere dalle autorità preposte, che sono le forze pubbliche e mai i privati cittadini a doversi difendere o, peggio, farsi giustizia da sé, la massima vigilanza contro l’illegalità.
Anche ai bambini non sfugge nei loro giochi la differenza tra guardie e ladri. Sarebbe grave se alla politica questa chiara distinzione apparisse sbiadita, a seconda delle circostanze o delle polemiche strumentali.
Chi ricorre alla violenza -e aggredire con un coltello significa fare violenza-, si mette sempre dalla parte del torto. Ma il suo torto non deriva dall’essere uno straniero del Mali. Se quel coltello l’avesse impugnato un italiano, la reazione del poliziotto sarebbe stata uguale.
E poi per un cittadino del Mali che infrange la legge, ce ne sono molti bene integrati nella società. Distinguere sempre il male dal Mali.
Liquidata senza equivoci qualsivoglia tentazione razzista o xenofoba, è altrettanto necessario non mettere la testa sotto la sabbia dei binari.
Le istituzioni dovrebbero interessarsi sempre, e in concreto, di chi entra in Italia. Specie se irregolare.
Ciò che colpisce molti cittadini non è il vedere poveri cristi costretti a vendere calzini, fiori o fazzoletti per strada pur di mangiare (noi italiani il pane non lo negheremo mai a nessuno).
Colpisce, invece, l’idea di sapere che lo Stato poco o nulla conosca di questi poveri cristi. Neppure nell’ottica cristiana, per noi particolarmente familiare, per poterli aiutare. Il rischio è l’illegalità che genera illegalità.
Ma intollerabile è l’anarchia dei coltelli, della droga, della violenza fisica e verbale (specie contro le donne), che la fa da padrona davanti a troppe stazioni. La sicurezza è una colonna portante della democrazia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova