Ascoltando le parole ben scandite da Mario Draghi al Meeting di Rimini, e su un tema di così elementare priorità -i giovani- da essere totalmente ignorato, al contrario, nell’agenda politica, viene da chiedersi come possa un grande Paese come il nostro privarsi di due risorse: del punto d’appoggio delle nuove generazioni, capace di sollevare il mondo, specie in epoca di Corona-crisi. E della leva dello stesso ex presidente della Bce e già governatore della Banca d’Italia, l’italiano universalmente più stimato nel suo ambito e che gode persino in patria, in eterna baruffa tra guelfi e ghibellini, di un ampio favore in buona parte della maggioranza e dell’opposizione.
Ciononostante, Draghi resta un campione fuori dal campo, una “riserva della Repubblica” che dalla panchina, e dopo mesi di silenzio dall’intervento di fine marzo sul Financial Times (“siamo in guerra contro il virus, per evitare la depressione serve più debito pubblico”), ora lancia l’allarme: mettere a rischio il futuro dei giovani, “è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.
La ricostruzione e la crescita, gli investimenti forti per l’istruzione e la formazione, l’idea stessa di un’Europa solida e solidale: tutto passa dalla generazione oggi più trascurata eppure invocata anche in questi giorni di insidiosi focolai, sia perché s’è abbassata a 35 anni l’età media dei contagiati, sia perché la decretata chiusura delle discoteche e l’obbligo di mascherina dopo le 18 nelle zone affollate riguardano soprattutto i ragazzi.
Ma Draghi va oltre il luogo comune: anziché guardare ai giovani solo per additarli, tra chi non rispetta le regole, come irresponsabili, si dia, a tutti loro l’opportunità di mettersi in gioco nell’interesse nazionale.
Dunque, largo ai giovani per rimettere in moto il Paese. “Bisogna dar loro di più”, insiste l’ex governatore, che distingue tra debito “buono” e “cattivo”. Il primo si fa per investire nelle persone, nelle infrastrutture, nella ricerca. Il secondo, invece, “per fini improduttivi”.
Ma è inutile che i partiti tirino Draghi per la giacchetta, ciascuno elogiando solo la parte del discorso che più aggrada. L’appello sui giovani in un Paese che non fa più figli e la distinzione fra soldi investiti oppure sprecati è rivolto a chiunque voglia e possa far ripartire l’economia con lo sguardo rivolto al domani.
Anche in concreto: presto riaprono le scuole, cioè il futuro dell’Italia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi