Se si guarda all’obiettivo dell’Italia, il bicchiere è mezzo vuoto: l’Europa ancora non vuole prendersi carico dei migranti da accogliere, suddividendoli Paese per Paese, i ventotto che compongono l’Unione dell’egoismo. Ma se si guarda alla partenza solitaria dell’Italia in questa battaglia di giustizia e di umanità, il bicchiere è mezzo pieno. Per la prima volta il vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa a Bruxelles non solo non volta la testa dall’altra parte del Mediterraneo, come aveva colpevolmente fatto finora, ma dà il via libera a una missione navale di un anno guidata dall’Italia. E col suo centro operativo proprio a Roma per meglio individuare e fermare il crimine degli scafisti ed eliminare i loro barconi della morte. L’Europa ha dunque deciso che il traffico degli esseri umani via mare non si potrà né si dovrà più fare. I soldi sono ancora insufficienti (neanche dodici milioni di euro) e le regole d’ingaggio tuttora da definire. Ma la prima mossa, che era la più difficile da ottenere -convincere Bruxelles che il fenomeno dell’immigrazione non è un capriccio italiano, ma un dovere europeo-, è fatta. E non frena il nuovo corso europeo neanche l’ingenerosa marcia indietro di alcuni Paesi come Francia e Spagna dopo il no della Gran Bretagna e il “ni” delle nazioni dell’Est sul principio delle quote di persone in arrivo da accogliere fra tutti. Ora un piano c’è, approvato e condiviso. Adesso nessun governo europeo potrà più tirarsi fuori o lasciare alla sola Italia il compito di sbrigarsela da sé. Il comando assegnato all’ammiraglio italiano, Enrico Credendino, è un’ulteriore garanzia che si interverrà con cognizione di causa, essendo l’esperienza italiana la più consolidata nella generale indifferenza. Il “nostro” comando, perciò, insieme con un impegno politico del governo italiano che d’ora in avanti dovrà essere, se possibile, raddoppiato, potrà contribuire a risolvere l’importante parte purtroppo irrisolta: come fare con le migliaia di persone che intanto e sempre continueranno ad attraversare il mare per non morire sulla terra, sulla loro terra. La prevenzione e la repressione di un fenomeno gestito dalla criminalità sono solo una faccia, quella turpe, della medaglia. Il suo drammatico rovescio sono i migranti in fuga dalle guerre, dalla fame, dalle malattie, dall’assoluta mancanza di futuro. Se l’Europa affronta il primo aspetto, non può certo sottrarsi dal secondo, che ne è la conseguenza diretta e disperata. Ma in attesa che anche l’Onu faccia la sua parte, da oggi l’Italia non è più sola.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi