Ma quante estati di roghi dovremo ancora sopportare prima di capire che questi non sono incendi, ma atti criminali? Quante Calabrie, Sicilie e Sardegne dovranno ancora bruciare prima di comprendere che non si può ridurre il tutto all’estemporanea azione di piromani, bensì che di vera e propria delinquenza si tratta? Che si aspetta a punire col massimo della pena chi attenta in un colpo solo all’ambiente e all’economia, alla vita delle comunità e degli imprenditori, agricoltori, lavoratori che vivono di quanto i banditi distruggono in un attimo?
Bene fa il governo ad annunciare ristori per i cittadini colpiti (già 4 vittime) e sfollati, e un piano di rimboschimento e di sicurezza per i territori, spesso bellissimi, inceneriti per anni. Ma la ricostruzione non basta, se non c’è una politica per prevenire ed estirpare le cause dei focolai per la maggior parte dolosi: almeno 6 su 10. Alla favola del fuoco che si accende da sé non crede più nessuno.
Intervenga anche il Parlamento contro gli attentatori. Oggi quei pochi criminali individuati rischiano pene irrisorie, nonostante il danno gravissimo cagionato.
Altrimenti, se nulla si fa, gli eversori dei roghi, che agiscono come mafiosi, continueranno a beffarsi dello Stato, poi costretto a mettere a rischio la vita di pompieri e di piloti -oltre che di tanti volontari- e a spendere pubblico denaro per resistere alle fiamme che divampano coi picchi di calore: i delinquenti approfittano anche del meteo.
E’ ora di finirla e di fermarli.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi