Liguria, l’effetto politico del voto regionale

Sono rimasti tutti appesi, partiti e candidati, all’“ultimo voto” della Liguria, letteralmente. Ma alla fine di un testa a testa da racconto giallo, più che da competizione elettorale, la Regione è rimasta al centrodestra.

Sul filo Marco Bucci, sindaco uscente di Genova convinto a presentarsi da Giorgia Meloni (giusto per capire quanto fosse considerata importante la posta in gioco), ha battuto l’ex ministro Andrea Orlando, l’antagonista progressista.

Il risvolto politico di quella che in fondo è solo una manciata di consensi di differenza tra il primo e il secondo, è nazionale: il governo potrà continuare a navigare tranquillo sulle onde del Mar Ligure, mentre il campo largo delle opposizioni (senza Matteo Renzi, osteggiato dai Cinquestelle), dovrà interrogarsi su un’altra batosta subìta. Anche se il Pd, che della coalizione sconfitta rappresenta la forza principale, ha il conforto d’essere risultato il partito più votato dagli elettori, cioè il primo partito tra i partiti. Probabilmente, la forza politica di Elly Schlein ha raccolto una parte non irrilevante di ex elettori grillini, che nella patria genovese di Grillo, il fondatore oggi ai ferri corti con il leader, Giuseppe Conte, sono crollati. Da qui il centrosinistra dovrà ripartire: da un Pd che tira e attira, ma che non riesce a mettere insieme un tipo di alleanza capace di prevalere sulla coalizione avversaria.

Eppure, proprio la Liguria sembrava il terreno ideale per la rimonta del centrosinistra che non è arrivata. Il centrodestra partiva, infatti, azzoppato per lo scandalo che ha travolto Giovanni Toti, il presidente uscente. Perfino il maltempo, che ha fatto registrare un’affluenza addirittura al di sotto del 50% (il 45,96%, quasi 8 punti in meno della volta precedente), pareva poter favorire -secondo il centrodestra- l’elettorato di sinistra, di solito più motivato e impegnato nel mobilitarsi.

Ma né lo scandalo-Toti né il cattivo tempo sembrano aver danneggiato i partiti della maggioranza, che sono riusciti nell’impresa non scontata di far eleggere Bucci per un soffio.

Gli analisti poi spiegheranno ragioni e torti degli sfidanti, così come l’andamento dei flussi elettorali.

Ma fin d’ora si può già dire che la persona prescelta, Bucci, il commissario della rapida ricostruzione del nuovo ponte, è stata gradita all’elettorato (paradossalmente più nel resto della Liguria, che non nella sua città di Genova). E che non c’è stato un voto anti-governativo. I liguri, almeno nella loro pur striminzita maggioranza, non hanno visto nella potenziale bocciatura di Bucci un modo per protestare contro l’esecutivo-Meloni. Come peraltro s’aspettavano le opposizioni e come succede nelle amministrative: punire questo o quel governo, non votando per il suo candidato sul territorio.

Tutti i leader nazionali, comprese Meloni e Schlein, sono andati a chiudere la campagna elettorale a Genova. A conferma dell’effetto politico del voto regionale.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova