Poche parole per dare la notizia dell’anno. “Il vaccino è stato consegnato, la vaccinazione inizierà domani nell’Ue”, annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Oggi l’Europa batte il primo colpo contro il Coronavirus, nemico invisibile che, d’ora in avanti, potrebbe avere i mesi contati.
E’ pur vero che l’atto della contemporanea vaccinazione nelle 27 nazioni (con l’Ungheria e i tedeschi che hanno già anticipato a ieri l’evento continentale), è soltanto simbolico. Nel nostro Paese le 9.750 dosi arrivate da Bruxelles, la metà di quelle giunte in Francia e 15 volte in meno delle 150 mila per la Germania -perché?-, avranno l’effetto di immunizzare, più che i pochi prescelti, le telecamere al loro seguito: potranno far vedere in diretta-puntura l’inizio della fine. La fine di questo 2020 che sarà ricordato per il marchio dell’anno precedente col suo Covid-2019.
Ma la svolta della speranza non autorizza a cantare vittoria. Nonostante la domenica europea del vaccino, che ha almeno il merito di indicare quale sarà la strategia d’uscita dall’incubo scientificamente convalidata e uguale per tutti, molte sono le incognite all’orizzonte. Soprattutto in Italia, dove la straordinaria capacità dimostrata nell’affrontare la prima e drammatica ondata del virus allora sconosciuto, è stata inversamente proporzionale al dilettantismo con cui ci si è imbattuti nella seconda di una pandemia non più nuova per nessuno. Se poi si pensa a come sia finita la grottesca vicenda dei banchi a rotelle per le scuole e alle difficoltà denunciate persino dai medici per avere il semplice vaccino anti-influenzale, sarà bene non farsi prendere dall’entusiasmo delle opinioni separate dai fatti. Perché i fatti, a oggi, indicano un tasso di contagio insidioso (è salito al 12,8), un periodo natalizio da blindati in casa fra bandiere rosse e arancione sulla cartina geografica e la più alta percentuale di morti al mondo: 111,23 ogni centomila abitanti. La situazione resta seria e grave.
Né si sa quale sarà l’esito dell’attuale confinamento familiare: meno contagi e niente terza ondata? Oppure regole e controlli, spesso inesistenti o impraticabili, si riveleranno inefficaci in un Paese avvilito per le confuse decisioni e indecisioni delle varie istituzioni?
Dunque, la sfida del vaccino rappresenta l’ora della verità per tutti. Sbagliare non si può più.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi