“Opposizione cercasi. Con programma, soprattutto economico, nuovo leader e una certa idea dell’Italia”. In un Paese non divorato dalla politica, dunque altrove nell’universo, è sempre interesse della maggioranza perorare una simile richiesta. Perché non esiste né resiste governo al mondo senza controcanto in Parlamento.
Chissà se il Pd, che va oggi alle primarie per scegliere tra Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti, i tre candidati chiamati ad andare oltre la controversa leadership dell’ancora influente Matteo Renzi, comprenderà il valore della scelta. Che non è quella di incoronare chi s’allontanerà di più o di meno dall’ingombrante ombra dell’ex segretario e presidente del Consiglio, secondo la logica illogica dei fratelli coltelli che regna a sinistra (“non farò guerriglie a nessuno”, assicura intanto lui). La sfida è invece preparare un’alternativa politica al modello gialloverde. Modello, peraltro, in crisi, comunque non a tempo indeterminato.
Nessuno sa quanto potrà durare l’anomalo esperimento, superata la boa del voto europeo di maggio. La Lega di Matteo Salvini continua infatti a salire -stando alle ripetute elezioni locali e ai sondaggi-, con la stessa disinvoltura con cui il Movimento di Luigi Di Maio continua a scendere dalle sue Stelle, ben Cinque. Lo stare al governo premia gli uni e spolpa gli altri con un risultato paradossale: nell’attesa di capire come andrà a finire, è paralisi su ogni decisione che veda Salvini e Di Maio su sponde diverse. Quindi su molte decisioni, a cominciare dalla più simbolica sull’alta velocità fra Torino-Lione, che è la madre di tutte le battaglie tra i gialli e i verdi nella maggioranza. Al punto che si favoleggia (e Conte il temporeggiatore deve smentire da Palazzo Chigi), su ipotesi comiche come la mini-Tav; l’opera colossale immaginata piccina per accontentare le parti distanti. “Troveremo un accordo”, dice Salvini, senza però indicare quale e quando.
E’ in questo contesto di grandi incognite, con un centrodestra a robusta guida leghista a sua volta in forte risalita, che un’opposizione capace di ascoltare gli italiani, cioè non ideologica, può ritagliarsi quel ruolo imprescindibile per il buon funzionamento delle istituzioni.
Con le primarie lo sconfitto Pd va all’esame della sua maturità. Deve decidere che cosa vuol fare da grande. Protesta e proposta, a turno ogni opposizione ricomincia sempre da qui la sua lunga marcia.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi