Solo l’avvilente rielezione di Joseph Blatter a presidente della Fifa, il vertice del calcio mondiale sconvolto da scandali e arresti, può oscurare l’ultima e violenta polemica politica esplosa in Italia a poche ore dal voto di domenica. Tutto nasce dall’elenco di sedici “impresentabili” alle imminenti elezioni che la commissione Antimafia ha deciso di segnalare per bocca e forse per iniziativa personale (anche questo è oggetto dello scontro furibondo) del suo presidente Rosy Bindi. E’ una specie di lista nera delle liste, con i nomi dei candidati che hanno guai in corso con la magistratura. Ma il bersaglio numero uno, perché è il più noto e perché aspira a diventare governatore della Campania, si chiama Vincenzo De Luca. Che è del Pd esattamente come la Bindi. Ma renziano è il primo quanto anti-renziana la seconda. E tanto basta perché soprattutto in quel partito, ma non solo, si scateni uno scontro con ogni genere d’accusa: dalla “vendetta di corrente”, ai “processi di piazza”, alla “barbarie”, alla richiesta di “dimissioni” per la Bindi. “Abbiamo solo fatto il nostro dovere”, lei si difende, citando il codice deontologico approvato dalla commissione. “La vera impresentabile è la Bindi, la querelo, il vero obiettivo è mettere in difficoltà il governo-Renzi”, reagisce De Luca. Il quale è stato inserito nella lista non per la condanna con pena sospesa per abuso d’ufficio in primo grado (circostanza per la quale, se eletto, rischierebbe la decadenza in base alla legge Severino; e anche questo è da tempo oggetto di controversia), ma perché per lui penderebbe un giudizio per concussione continuata. “Ineleggibile, non impresentabile”, dicono gli avversari di centro-destra. Ma il pasticcio giuridico, che in un modo o nell’altro sarà comunque risolto subito dopo il voto -se De Luca avrà vinto-, non c’entra con l’indicazione di impresentabilità. Dichiarazione che non ha alcun effetto pratico né giuridico, ma solo il risultato del polverone. La legge anti-corruzione da poco approvata, le sentenze e soprattutto l’attenzione degli elettori, i quali sanno distinguere benissimo il candidato perbene dal farabutto, sono lo strumento più forte per indurre i partiti alle liste pulite. E, se questo o quel partito non capisce, peggio per loro: la gente voterà altrove. “Bindi si dimetta per alterazione della democrazia”, attacca l’ex ministro Mastella, la cui moglie è finita nell’elenco, mentre Lega e Cinque Stelle rilevano di non avere impresentabili, nel giorno dell’unico impresentabile da tutti riconosciuto: Joseph Blatter.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi