La morte di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso “per errore” da un drone americano in Pakistan, ha innescato una polemica durissima. La politica chiede e si chiede con vigore: perché Barack Obama, che s’è assunto la responsabilità del drammatico sbaglio, ne ha chiesto le pubbliche scuse e ha promesso un risarcimento, ha informato così tardi le autorità italiane? (l’omicidio di Lo Porto e di un altro ostaggio americano risalirebbe addirittura a gennaio). Quant’è efficace questa strategia “made in Usa” nella lotta al terrorismo per cieca via aerea? E Matteo Renzi, il nostro presidente del Consiglio che proprio a Washington aveva da poco incontrato Obama, quando ha saputo, e come intende reagire alla tragica notizia, che non cessa d’essere tragica sol perché tardivamente appresa? Tutto giusto, tutto lecito: il Parlamento ha il diritto-dovere di scavare fino in fondo per strappare la verità e nient’altro che la verità sulla sorte del nostro connazionale, che da troppo tempo era stato abbandonato al suo destino, se si pensa che il rapimento di Lo Porto è di ben tre anni fa. E’ evidente che le circostanze, se possibili aggravate dalla franca ammissione degli Stati Uniti, inducano chiunque, e a maggior ragione le forze politiche, a voler vederci ben chiaro nella storia.
Solo una cosa, tuttavia, è inammissibile: che appena una manciata di deputati abbia ascoltato la ricostruzione e il punto di vista italiani, espressi alla Camera, oltretutto, dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni (non da un sottosegretario qualsiasi). Una quarantina di presenti in aula, circa il sette per cento dei 630 componenti.
Per una volta valga l’espressione più abusata di tutte: che vergogna. Vergogna che alla vigilia del 25 aprile la stragrande maggioranza dei deputati, e d’ogni schieramento, abbia anticipato la festa disertando il Parlamento, luogo sacro anche e in particolare quando deve dimostrare di saper rappresentare la nazione, come dice la Costituzione. Ma se non la si rappresenta nei momenti di omaggio per l’italiano caduto e di voglia di verità sull’accaduto, quando la si rappresenta? Ci sono atti che i cittadini non perdonano. Uno di questi è l’aula deserta, l’assenza di chi ha l’obbligo morale e personale di farsi sentire e vedere soprattutto nell’ora del bisogno. “Con quello che guadagnano”, aggiunge, poi, tanta gente, mentre in tv scopre, allibita, la mancanza di sensibilità per la vittima e di rispetto per il popolo italiano da parte di chi non c’era.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi