Ma le autorità preposte hanno fatto tutte il proprio dovere al meglio per contrastare i contagi, quando il Covid, nella primavera 2020, si presentava senza annunciarsi e colpiva senza pietà?
Tre anni dopo il drammatico inizio di una pandemia che ci fece prigionieri in casa per lungo tempo, attoniti spettatori delle file di camion militari che trasportavano le bare, e convinti sostenitori dei medici e infermieri in trincea, è il momento giusto per cercare la verità con chiarezza e rigore.
La Procura di Bergamo ha chiuso il fascicolo che aveva aperto proprio in quei giorni di angoscia sulle 19 personalità istituzionali, a partire dall’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dall’ex ministro della Salute, Roberto Speranza e dal riconfermato presidente della Lombardia, Attilio Fontana, chiamate a gestire la prima e terribile ondata nell’area più investita d’Italia.
Perché -vogliono sapere i pm- tra fine febbraio e primi di marzo non fu chiusa la zona tra Alzano Lombardo e Nembro, nonostante il moltiplicarsi dei contagi e il tragico scenario che si delineava? Perché non fu attuato il piano influenzale pandemico, peraltro vecchio, cioè risalente al 2006? Perché, insomma, non ci fu una reazione immediata e vigorosa nell’epicentro della crisi, quale sarebbe stata la proclamazione della zona rossa proprio lì, “che avrebbe evitato 4 mila morti”, secondo i magistrati?
“Ben vengano le verifiche”, ha commentato Conte. E, per ricordare ciò che nessuno ha dimenticato, ha aggiunto: “Ho combattuto contro un virus invisibile. L’Italia ha lottato a mani nude, ho agito con umiltà”.
Dura la risposta di Fontana: “Vergognoso aver appreso la notizia dai giornali”. Poi precisa: “L’emergenza pandemica è esclusiva dello Stato”.
Già monta, dunque, la polemica politica. Tuttavia, l’indagine non ha l’obiettivo di stabilire come agirono l’allora governo giallorosso o il centrodestra lombardo. Il punto è molto diverso e riguarda il dovere di rendere giustizia anche ai familiari delle vittime che la reclamano: capire perché l’epidemia andò fuori controllo. Accertare i fatti, non le opinioni.
L’inchiesta ora chiusa può, semmai, offrire lo spunto a tutta la politica per imparare la dolorosa lezione in vista di future e altre pandemie. Per non sottovalutare gli allarmi. Per resistere sempre all’insegna dell’unità nazionale fra partiti e dell’intesa responsabile tra Stato e cittadini.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi