La Valanga Azzurra nell’identità italiana

“Nostalgia-nostalgia canaglia, che ti prende proprio quando non vuoi”, cantavano Albano e Romina. Ma ci sono due nostalgie egualmente emozionanti che prendono alla gola.

La prima ci riporta alle ore felici del tempo che fu. Per chi ricorda, quel momento spesso coincide con gli anni della sua giovinezza.

Poi c’è il sentimento non meno bello e profondo per la gioia che siamo destinati a vivere. Non la nostalgia del passato che è passato, ma del futuro che sta arrivando.

Nel primo caso abbiamo incrociato gli sci di Gustav Thöni, 73 anni. Nel secondo vedremo danzare la racchetta di Jannik Sinner, 23 anni. Mezzo secolo di differenza d’età tra quei due valorosi, eppure si prova lo stesso sentimento di gratitudine nei loro confronti, quasi fossero coetanei. Il cerchio dei cinquant’anni, la nostalgia del passato per il grandissimo sciatore che dà la mano alla nostalgia del futuro per l’immenso tennista.

Se nello sport “si vince senza uccidere, mentre in guerra si uccide senza vincere” -come diceva il presidente israeliano Shimon Peres-, Thöni e Sinner sono i fuoriclasse delle vittorie che non fanno male a nessuno. Ma tanto bene a noi stessi, non solo a loro.

Come in una staffetta, quei due campioni del mondo si sono scambiati il testimone proprio in questi giorni. Il passaggio delle consegne l’ha certificato il docufilm “Valanga Azzurra” presentato anche a Bolzano, e che non per caso ha riacceso l’entusiasmo di così tanti appassionati. E’ il preludio alle imminenti finali Atp di Torino (dal 10 novembre) e della successiva Coppa Davis. Di là le “discese ardite” di Gustav, di qua i divini colpi di Jannik. E naufragar ci è dolce in questo mare di felicità.

Ma in entrambi i casi non siamo in presenza solo di una felicità personale, familiare o tra amici, cioè tipica del tifoso che è in noi.

In tempi e modi diversi, sia Gustav, sia Jannik hanno dato e danno un esempio di felicità collettiva che ha un risvolto importante in Alto Adige, terra nativa per entrambi. Come ha detto Arno Kompatscher, presidente della Provincia, “Gustav è stato l’orgoglio degli italiani, ma anche dei sudtirolesi. Ha dimostrato che si può essere entrambe le cose, con fierezza, donando a tanti compaesani lo stesso senso di appartenenza”.

Ecco come due personaggi tanto diversi fra loro, ma accomunati dalla forza della straordinaria umiltà, diventano un punto di riferimento per tutti. Ecco come ci si può sentire -di nuovo citiamo- “con fierezza” italiani e sudtirolesi al tempo stesso, “lo stesso senso di appartenenza”.

In verità, Kompatscher ha rivelato un sentimento ben più diffuso di quanto si creda fra gli altoatesini di lingua tedesca. Ma diffuso con la classica discrezione di chi non ha bisogno di gridare per far sentire che sta al mondo. Un sentimento riservato e a sua volta “vincente”: sentirsi a proprio agio con la maglia azzurra e la madrelingua tedesca significa, infatti, trionfare due volte.

Thöni e Sinner sono solo il simbolo più popolare, ma tanti atleti altoatesini d’ogni lingua si sono affermati a livello nazionale e internazionale. Sono stati persino portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici, da Carolina Kostner ad Armin Zöggeler (per ricordarne solo due).

Da tempo il maturo sport altoatesino è andato ben oltre la timorosa politica altoatesina, dove il concetto della doppia e consapevole identità italiana-sudtirolese non è apertamente contemplato o rivendicato. In una parte ancora ampia della politica rappresentativa del gruppo linguistico tedesco prevale la paura di farsi scavalcare da frange minoritarie, estreme e conflittuali. Quelli dell’isolazionismo etnico.

Si finisce, così, per subire l’idea sbagliata e sballata che una traballante convivenza da separati in casa -di qua gli italiani, di là i tedeschi pur sotto lo stesso tetto altoatesino-, sia preferibile a un solido matrimonio tra chi in fondo condivide molto più di quello che divide.

Ma nello sport, che è vita ideale e reale, Thöni, Sinner e i numerosi atleti altoatesini che nei decenni hanno dato e danno lustro all’Italia, e “con fierezza”, e in ogni disciplina, dimostrano l’esatto contrario: la vera convivenza si sublima nel matrimonio. Convivenza non è coesistenza, bensì mettere insieme e unire le differenze.

E poi Gustav, Sinner e tutti gli altri non vengono da Marte. Sono nati e cresciuti quassù, sanno perfettamente come stanno le cose. Ma senza paure né pregiudizi essi rispecchiano al meglio, nel cuore e nell’anima, la realtà dei fatti, della loro vita e del nostro tempo. Marziani sono gli altri, i separatisti, non loro, gli invincibili.

La politica dovrebbe imparare dallo sport ad accompagnare una comunità di lingua tedesca che si riconosce e che si riconosca sempre più nella sua identità anche italiana, e “con fierezza”.

La Valanga Azzurra è di casa fra le Alpi altoatesine.

Pubblicato sul quotidiano Alto Adige