Dalla Sardegna è arrivata una scossa a sorpresa, testa a testa fino all’ultimo scrutinio fra Paolo Truzzu, candidato del centrodestra, e Alessandra Todde del centrosinistra, che mentre scriviamo è in vantaggio per un soffio quasi al traguardo. Ma la posta politica in gioco non è il governo nazionale. L’effetto del risultato finale si vedrà, semmai, sui rapporti tra i leader e i partiti della maggioranza e sugli equilibri in costruzione tra le forze di opposizione. Non, dunque, un esito puramente amministrativo, anche se gli elettori erano chiamati a eleggere il nuovo presidente della Regione, e gli umori e malumori locali si sono fatti ampiamente sentire. Ma neppure un risultato capace di proiettare ombre politiche su Palazzo Chigi.
Il primo rompicapo dal voto sardo, specie se negativo, s’apre per Giorgia Meloni e Matteo Salvini, gli alleati costretti all’antagonismo tra Fdi e Lega, i partiti da loro guidati, in vista delle ben più importanti elezioni europee di giugno. Che saranno, esse sì, il rischiatutto di Giorgia Meloni, perché metteranno alla prova la stabilità dell’esecutivo e disegneranno gli eventuali nuovi scenari nel centrodestra. Anche tenendo conto del ruolo e del voto di Forza Italia, che dalla Sardegna a Strasburgo non nasconde il tentativo di sorpasso nei confronti della Lega. Salvini, a sua volta, deve tenere il passo della Meloni, mostrando anche, a colpi di consensi, di poter spegnere le polemiche di una parte dei leghisti, che l’accusano di non essersi imposto con gli alleati per ottenere in Parlamento la possibilità di un terzo mandato per i governatori. Scelta che nel Veneto avrebbe consentito la “naturale” ricandidatura di Luca Zaia.
Ripercussioni del voto sardo anche per il centrosinistra, che ha puntato a dimostrare, con la pentastellata Alessandra Todde, di poter strappare la Regione al centrodestra, nonostante l’insidiosa concorrenza dell’ex governatore Renato Soru a sinistra.
E’ così andata in scena un’alleanza Pd-M5S. E il fatto che Elly Schlein e Giuseppe Conte abbiano scelto di volare insieme per Cagliari, per congratularsi con la loro candidata qualunque sarà stato il risultato conclusivo, è già un viatico. Significa che il “campo largo” tanto sognato e infranto nel fronte progressista, può aver piantato la sua prima tenda in Sardegna. Il voto sardo dirà se ciò che risulta così complicato da costruire per Schlein e Conte (cioè l’unione che fa la forza), sia stato invece recepito con favore dai loro rispettivi elettori. Prospettiva che finirebbe anche per rafforzare la guida dell’una e dell’altro nei loro partiti. Specie per la Schlein, rimproverata dall’ala riformista e da altri nel Pd d’essere andata al traino dei grillini.
Infine, lo spoglio del voto sardo al rallentatore ha rivelato quanto sia prioritaria la prima missione del PNRR: digitalizzazione e innovazione nel privato e nella pubblica amministrazione. Mai più attendere un’intera giornata di scrutinio-lumaca per scoprire che cosa hanno deciso gli elettori.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova