Soltanto una politica prigioniera dell’ideologia può dividersi sul principio di rendere più rigoroso il diritto alla legittima difesa a beneficio della vittima del reato. E così diventa “di destra”, sull’onda di Matteo Salvini che ne ha fatto una battaglia di bandiera, chi plaude al voto espresso alla Camera dalla maggioranza gialloverde (più Forza Italia e Fratelli d’Italia; 25 pentastellati non hanno votato) per inasprire la legge. E si etichetta “di sinistra” chi invece, come il Pd e Leu, paventa il rischio della “giustizia privata” nel nuovo e contestato testo, che dovrà tornare al Senato perché diventi legge dello Stato.
Gli entusiasti e gli allarmati. Ma forse l’errore di entrambe le parti è di considerare la sicurezza non un tema per tutti i cittadini, ma un’azione di propaganda per galvanizzare ciascuno il proprio elettorato.
Quando, però, la polemica politica e persino filosofica (la difesa è sempre legittima?), si sarà diradata, i partiti potrebbero riflettere su una giustizia sempre pensata nell’interesse dell’imputato, il presunto innocente. Essa dovrebbe invece considerare alla pari anche le ragioni delle vittime dei reati, che innocenti lo sono non per sacrosanta presunzione costituzionale, bensì per drammatica realtà dei fatti.
E questo dramma si riflette come pochi quando uno sconosciuto entra con la forza in casa altrui, atto di inaudita gravità e, spesso, violenza.
Dunque, il nuovo testo a tutela di chi reagisce con armi detenute legalmente, riconosce “sempre” la sussistenza della proporzionalità tra offesa e difesa, introduce il criterio dello “stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto” e aumenta il carcere per violazione di domicilio con furti e scippi.
Può questo indurre qualche pistolero a sparare a casaccio? Per il magistrato sarà facile accertarlo e punirlo con severità: guai se il Far West prendesse piede in Italia.
Possono le novità introdotte vanificare principi della Costituzione? Sempre il magistrato potrà sollevare il dubbio davanti alla Corte Costituzionale e, di nuovo, avremo la certezza che nessun giustiziere riuscirà a farla franca con l’alibi dell’intrusione del delinquente.
Al di là dell’opinione che ciascuno può avere sul testo, cambia la prospettiva che destre e sinistre hanno coltivato, a turno, per quarant’anni in Parlamento, tutelando sempre con garanzie e cavilli gli imputati. Spesso dimenticando i diritti e i dolori delle vittime dei reati.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi