Se la manovra economica è l’atto politico più rilevante di un governo, quella limata fino all’ultimo all’insegna del tira e molla sulle risorse da spostare di qua o di là, rispecchia tutte le difficoltà del Conte bis.
Al di là delle singole misure indicate e subito elogiate dalla maggioranza con lo stesso automatismo con cui l’opposizione, invece, le contesta -scontato gioco delle parti-, nel complesso è allo stato difficile cogliere quella spinta propulsiva, la forte e innovativa scossa per rilanciare l’economia che molte aspettative aveva suscitato l’esecutivo nato per necessità. La necessità di non aumentare l’Iva (traguardo importante e raggiunto, annuncia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri), ma soprattutto di prospettare al Paese una serie di scelte coraggiose e strutturali, approfittando anche della nuova benevolenza dell’Europa, per rimettere l’Italia rapidamente in cammino.
Tra novità e questioni irrisolte le diverse strategie all’interno del quadripartito che il presidente del Consiglio ha dovuto prima affrontare e poi mediare -da Leu a Italia Viva, passando per i più grandi Cinquestelle e Pd-, hanno portato a decisioni con un obiettivo evidente: non scontentare nessuno degli alleati. E’ stata, così, confermata quota 100, come volevano i Cinquestelle col mal di pancia dei renziani. S’è cominciato a tagliare il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, come richiedeva il Pd (Di Maio puntava non solo a buste-paga più alte per i lavoratori, ma a costi più bassi per gli imprenditori).
S’è intensificata la lotta all’evasione fiscale, magari sopravvalutando i possibili ricavi. E poi lotterie per chi userà carte di credito, multe per i commercianti che non accetteranno pagamenti elettronici, tasse alzate sulle vincite al gioco sopra una certa cifra. In particolare, l’uso dei contanti per i pagamenti abbassato a mille euro dagli attuali tremila. Una scelta che, nel giusto tentativo di rendere tutto tracciabile per inchiodare chi se ne infischia del fisco, rischia però di complicare le abitudini dei più anziani. Infine, incentivi e investimenti per le famiglie e per una riconversione dell’economia più rispettosa dell’ambiente.
Bruxelles riceverà una legge di bilancio che Conte definisce “di svolta” e priva di “bandierine di partito”. Dagli effetti che produrrà e dai giudizi che economisti e istituzioni ne daranno, capiremo presto di che pasta è fatto il principale atto del governo giallorosso.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi