Solo l’unione fa la forza contro il terrorismo. L’ha capito, suo malgrado, perfino quella parte della Catalogna che vorrebbe staccarsi dalla Spagna con un imminente referendum già dichiarato illegale dal governo centrale. Eppure, proprio all’insegna della solidarietà nazionale ieri è stata promossa la più imponente manifestazione che Barcellona ricordi. Tutti insieme appassionatamente, separatisti da Madrid e il giovane e spagnolissimo re Felipe VI. Al quale i “catalanisti” hanno riservato l’unico dispetto di un po’ di fischi all’arrivo. Come al non meno contestato premier, Mariano Rajoy.
Ma, a parte le piccole ripicche -tutta la politica è paese-, la lezione di Barcellona suona forte e chiara: solo marciando gli uni a fianco degli altri sarà possibile sconfiggere i violenti seguaci del sedicente e autoproclamatosi Stato islamico.
Dei molti Paesi colpiti duramente dagli attentati jihadisti (quasi un terzo dell’intera Unione europea), non fa parte l’Italia. Pur avendo già pagato un prezzo altissimo di sangue con diversi suoi cittadini uccisi o feriti nelle stragi. E pur essendo stata più volte minacciata dai propagandisti dell’Isis. Ma la grande sfilata di Barcellona, dove ogni e radicata divisione è stata superata nel nome dell’”io non ho paura”, indica anche a noi la direzione di marcia: guai alle faziose contrapposizioni sul nuovo spettro che s’aggira per l’Europa.
Nella recente storia d’Italia non mancano momenti altrettanto tragici, anche se molto diversi dall’attuale, che portarono all’unità nazionale.
Il primo quando i partiti fecero fronte unico contro le Brigate rosse. Il secondo quando una marea di gente accolse a Roma le diciannove salme, avvolte nel Tricolore, dei caduti a Nassyria il 12 novembre 2003. E l’Italia intera si fermò a piangerle. Nella Basilica di San Paolo fuori le mura tutta la politica era presente, in silenzio e senza eccezioni. A prescindere dal giudizio sulla vicenda irachena, che raccolse opinioni opposte e polemiche furenti. Ma nell’ora della verità tutte le legittime e profonde divisioni passarono in second’ordine.
Ecco, col terrorismo che insanguina l’Europa siamo da tempo arrivati all’ora della verità. E’ fondamentale che già nella politica di prevenzione anti-Isis il governo e le opposizioni camminino insieme. La lotta al terrorismo, che è il male del nostro secolo, non diventi mai meschina campagna elettorale.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi