Era bastato l’annuncio del tetto europeo al prezzo del gas, associato alle risorse della manovra in gran parte concentrate contro il caro energia e a un inverno che a sua volta si preannuncia mite, per evitare l’insidia più grave da tutti paventata: l’aumento indiscriminato e fuori da ogni controllo di bollette e beni di consumo. Almeno per ora.
Ma adesso che la manovra con la fiducia posta anche al Senato arriva, oggi, al traguardo della definitiva approvazione del Parlamento, la linea tracciata da Mario Draghi a Bruxelles e seguita da Giorgia Meloni nonostante le superate resistenze dei Paesi nordici, rischia di essere indebolita non solo dalla pur prevista inflazione, ma anche dagli imprevisti che potrebbero sorgere dal decreto Milleproroghe, il classico di fine anno.
Si tratta della possibilità ridata alle società fornitrici di luce e gas di modificare le condizioni generali delle tariffe con un preavviso di tre mesi. La sospensione delle modifiche unilaterali dei contratti, che era stata introdotta l’estate scorsa dal decreto Aiuti bis, sarà prorogata fino a giugno del 2023. Ma non si applicherà più ai rinnovi dei contratti in scadenza. Sulla vicenda pochi giorni fa era intervenuto il Consiglio di Stato, annullando la sospensiva dell’Antitrust, che aveva avviato sette istruttorie differenti e bloccato gli aumenti sul mercato libero che colpivano 7 milioni e mezzo di italiani. In pratica, adesso salta l’altolà alle modifiche che era stato decretato proprio per venire incontro alle famiglie e alle imprese in difficoltà. Una scelta dettata dallo stato di necessità di troppi cittadini in balìa della tempesta finanziaria.
La questione è complessa, tant’è che istituzioni diverse sono intervenute con decisioni diverse. Ma l’avanti e indietro del governo rischia di vanificare almeno in parte lo sforzo europeo, nazionale e soprattutto dei cittadini per affrontare una situazione economica già pesante di suo e tutt’ora condizionata dalla sciagurata guerra di Putin. Il tira e molla sui contratti contraddice le misure e la lunga e vittoriosa battaglia italiana a Bruxelles volte e volute proprio per frenare le stangate.
Già la riduzione del cuneo fiscale s’è rivelata inferiore alle aspettative e gli aiuti alle famiglie meno consistenti del necessario. Adesso con il contrordine sui rinnovi dei contratti di fornitura gli aumenti, lasciati fuori dalla porta, rischiano di rientrare dalla finestra.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi