Il giorno dopo lo strappo di Matteo Renzi dal governo, il Pd e i Cinquestelle chiudono la porta all’eventuale ritorno del figliol non più prodigo per nessuno di loro: “Renzi è inaffidabile per qualsiasi scenario si possa immaginare”, dicono con parole diverse, ma per sottolineare lo stesso concetto, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio.
A sua volta l’opposizione si ritrova compatta nell’esigere dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di “riferire subito in Parlamento o di dimettersi”, come sollecitano Matteo Salvini, Antonio Tajani e Giorgia Meloni, facendo tutti un pensierino (o meglio, un pensierone) alle elezioni anticipate.
Ma la realtà è che stavolta le chiacchiere stanno a zero. Al di là dei propositi della maggioranza giallorossa e delle speranze del centrodestra, siamo di fronte alla crisi peggiore nel momento peggiore per la Repubblica. Perché in piena pandemia e con un’infima parte della popolazione finora vaccinata, nel pieno di un disagio e per molti disastro economico, alla vigilia, infine, della più grande quantità di denaro nella storia che l’Europa sia pronta a dare al nostro Paese per riprendersi e rilanciarsi, succede l’unica cosa che non doveva succedere: trovarsi con un esecutivo in bilico e senza la più pallida idea di come potrà recuperare nuovi consensi parlamentari dopo quelli venuti meno soprattutto al Senato, e indispensabili per legiferare. Ma anche come riaffermare quel dovere di stabilità che rappresenta il capitale più credibile per rimettere l’Italia in cammino e rassicurare gli italiani: sì, andrà tutto bene, nonostante stia andando tutto male con un virus che ci ha dato il primato dei morti nel mondo, con una scuola che ci ha regalato il record di chiusure degli istituti in Europa, con un’economia gravemente malata, ma curata con l’aspirina dei bonus e dell’assistenzialismo ridicolo e occasionale, anziché con gli interventi incisivi e duraturi da tutti reclamati per salvare il lavoro.
E così c’è una nuova emergenza nell’emergenza: un governo che governi. Il Quirinale ha fatto chiaramente intendere di aspettarsi una rapida soluzione della crisi e che essa non sia raccogliticcia. Lunedì e martedì Conte dovrebbe riferire in Parlamento. S’aprirà anche la caccia ai “responsabili” o “trasformisti”, a seconda di chi li battezza?
Nessuno, oggi, può prevedere che accadrà. Ma temporeggiare o vivacchiare non si può. E comunque il Quirinale non lo consentirà.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi