Ancora Palazzo Chigi o meglio il Quirinale? Mario Draghi ha precisato subito che non avrebbe risposto ai giornalisti sul suo ruolo futuro, così confermando quanto grande sia l’incertezza che regna nella politica chiamata a determinarlo.
Con la conferenza-stampa “riparatoria” convocata per illustrare l’ultimo decreto-legge del governo, il presidente del Consiglio ha voluto testimoniare che il suo riconosciuto, ancorché pacato, decisionismo, non è stato scalfito dalle pur necessarie mediazioni fra i partiti dell’unità nazionale: tenere la scuola aperta in presenza e ridurre l’area dei non vaccinati sono, anzi, le priorità senza cedimenti. “La didattica a distanza crea disuguaglianze”, ha spiegato, sottolineando che anche questa strategia dell’esecutivo ha contribuito a non richiudere l’Italia e a farla crescere di oltre il 6 per cento nel 2021 rispetto al meno 9 del drammatico anno precedente. Il messaggio di Draghi è chiaro: indietro non si torna.
Ma, per andare avanti in un Paese in cui già l’89,41 per cento dei cittadini sopra i 12 anni ha fatto almeno una dose di vaccino -cioè un Paese che ha fiducia in se stesso-, la stabilità è decisiva. Soprattutto nell’ultimo anno di legislatura, che coincide con l’attuazione dei 51 obiettivi del Pnrr monitorati dall’Unione europea che li finanzia.
E allora il tema che Draghi ha fatto uscire dalla porta -Palazzo Chigi o Quirinale?- rientra subito dalla finestra che dà su di lui.
Nel conto alla rovescia già cominciato per il Colle, i partiti, pur ancora privi di candidati capaci di ricreare almeno la stessa maggioranza a sostegno del governo, già pongono le loro condizioni. L’ultimo a farlo è stato Berlusconi, paventando le elezioni anticipate nel caso che il presidente del Consiglio diventasse presidente della Repubblica.
Ma siamo solo all’inizio delle grandi manovre e opinabili previsioni.
Resta, però, un fatto che vale più di qualsivoglia operazione politica: il tandem Mattarella-Draghi ci sta facendo uscire dal tunnel sanitario ed economico. Le troppe incognite e le difficoltà di trovare un altro Draghi al posto di Draghi (a prescindere dal ruolo e dalle pur legittime aspirazioni dell’attuale presidente del Consiglio), alla fine potrebbero indurre i partiti a pregare Mattarella di restare almeno per quest’anno decisivo per l’Italia. Con Draghi a Palazzo Chigi. A volte il buonsenso è l’ultima arma, spesso la migliore, quando sono finite tutte le altre.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi