Non si sa se ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, l’aspettavano perché parlasse dello spazio, della rete sociale X (già Twitter), dell’industria automobilistica o di un altro dei settori in cui Elon Musk è protagonista.
Ma l’imprenditore sudafricano-canadese-statunitense che con un patrimonio di oltre 256 miliardi di dollari dovrebbe essere, secondo la rivista Forbes, l’uomo più ricco al mondo, ha sorpreso tutti, presentandosi sul palco con uno dei suoi figli sulle spalle.
Un bimbo smarrito, che s’è anche aggrappato a una gamba del papà in quel trambusto di grida e fotografi. Scena accattivante, eppure è politico il messaggio che Musk ha voluto dare col suo ben calibrato fuori spettacolo: solo i bambini salveranno il mondo. Lui stesso è padre di 11 figli avuti da due mogli e due compagne (e 6 di loro con procreazione assistita).
Con quel gesto e le inequivocabili parole che ne sono seguite, l’imprenditore ha lanciato da Roma l’allarme rosso al vecchio Occidente e all’Italia della crescita zero. “Fate figli”, ha esortato Musk, “altrimenti la cultura dell’Italia, del Giappone e della Francia scomparirà”.
Non è la prima volta che l’imprenditore giramondo tuona contro il “rischio di estinzione” che incombe, alla lunga, sul nostro Paese, da troppo tempo alle prese con una media di 1,2 figli per coppia. Ne occorrerebbero, invece, 2 in media per assicurare il ricambio generazionale.
La crisi demografica, che è ormai congenita alle nazioni più industrializzate, può portare anche a una grave crisi democratica.
Se si rompe l’equilibrio tra genitori e figli che ha costituito per secoli l’ossatura della società, per lo Stato sarà molto complicato, un domani non lontano, mantenere la previdenza e l’assistenza, l’istruzione e la sicurezza e tutto ciò che rende vitale e fruttuoso il rapporto fra cittadini.
L’amor d’Italia, dunque, si esprime con una politica demografica capace di incidere sul lavoro, sul fisco, sulla parità di genere con misure specifiche e straordinarie. Ma pure con una visione in grado di governare un’immigrazione legale e ben controllata d’intesa col mondo del lavoro e dell’impresa. E poi il riconoscimento della cittadinanza italiana per un milione di ragazzi nati o cresciuti nella Penisola da genitori stranieri.
Il mosaico della demografia ha tante tessere, ma un solo interesse nazionale: reagire con determinazione alla denatalità senza speranza.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova